*di Pasquale Aiello
L’esecutivo Oliverio a direzione PD che sta governando la Calabria ormai, da quasi 3 anni, e che secondo i pronostici e le opinioni dei ‘politologi nostrani’ avrebbe dovuto infondere una svolta radicale alle condizioni sociali, politiche ed economiche di questa terra, purtroppo finora non ha fatto registrare nulla che potesse far pensare ad un reale cambiamento, soltanto qualche ragguaglio di tanto in tanto con truppa al seguito per autocelebrarsi che serve solo per elevare il proprio io. Lo stato delle cose è quello che è sempre stato.
Tra la gente niente di importante si percepisce. Certo, nessuno poteva mai pensare che questi debellassero in un anno tutti i mali di questa regione che vengono da molto lontano, ma un atteggiamento politico di discontinuità rispetto al passato però lo si aspettava…o forse soltanto si auspicava. “E’ l’ora del raccolto”, pare che abbia dichiarato Oliverio pochi giorni fa durante una visita nella Locride, ma…raccogliere cosa? I dati degli osservatori ci dicono che la Calabria ha l’indice più alto d’Europa per quanto riguarda la disoccupazione, il lavoro è merce rara, la sanità arranca, nella locride è stata praticamente quasi azzerata, i treni a lunga percorrenza nella jonica non esistono più, quelli a breve percorso viaggiano col freno a mano, ponti distrutti e strade impercorribili, l’istruzione balbetta e l’alleanza mafia-politica è sempre più compatta, in un apparato di corruzione e ammorbamento che ha ormai avvelenato le nostre vite.
Fino ad ora, con un pizzico di coscienza critica, si può comprendere come anche questa amministrazione calabrese sia stata totalmente insufficiente e sterile a livello politico e sociale, anche con un governo centrale “amico” ma, ahimè, asservito solo ai poteri forti europei, che non vede o non vuole vedere il considerevole aumento della povertà e ha deciso il pugno duro con i più deboli per difendere la ‘tenuta democratica’. Tutto ciò contribuisce a far calare notevolmente la qualità della vita. Infatti, siamo relegati dagli indicatori, agli ultimi posti di tutte le classifiche. Le disonorevoli, infami e vergognose vicende di ‘Calabria Verde’ e ‘Calabria etica’, società in house della regione, di cui tutti ne siamo a conoscenza e che tanti stanno facendo di tutto per farle dimenticare, stanno là a dimostrare la totale inefficienza e immoralità di parte della classe politica e dirigenziale calabrese.
E’ necessaria una inversione di tendenza. E’ indispensabile ricostruire una vera sinistra in Italia e in Calabria particolarmente, magari comunista e alternativa a tutte le accozzaglie politiche degli ultimi tempi, con programmi credibili e uomini e donne con buon senso e attaccamento alla propria terra e alla propria gente, affinchè nessuno specie tra le fasce sociali più deboli si senta escluso o rimanga indietro. Basta con demagogia e semplice propaganda. E’ tempo di avviare politiche serie in favore della crescita e dell’occupazione incoraggiando l’imprenditoria giovanile e creando lavoro ‘vero’, per frenare la grande fuga delle forze nuove dai propri territori, impegnando risorse per un disegno di sviluppo credibile e sostenibile che proponga ‘vera’ prevenzione e potenziamento nel settore idrogeologico, ripresa e rilancio nella sanità, nei trasporti, nella scuola e valorizzazione di tutto il patrimonio culturale.
E’ finita l’era degli annunci e dei proclami, c’è bisogno di trovare le soluzioni più idonee per tirare la Calabria fuori dalla palude in cui è piombata, perché finora si sono sprecate energie e mezzi e anche questa esperienza amministrativa sarà catalogata alla stregua di tutte le altre che si sono succedute fin qui, cioè l’ennesima che si è adagiata sulle passarelle e che nulla ha saputo o voluto fare per la rinascita ‘vera’ e il progresso della nostra terra.