di Rosario Rocca*
Il giorno dell’anniversario della strage di Capaci, la Presidente Santelli, seguita dall’Ultimo dei cristiani e dall’esercito dei vitalizi, è andata a San Luca. Un atto di coraggio per inaugurare la stagione del dopo-della-pandemia. O, almeno, questo voleva essere. E noi le crediamo. Qualcuno ha osato chiedersi perché proprio a San Luca e non a Siderno, Sant’Alessio o Stalettì. Non certo per fare torto alla memoria dell’eroe della Repubblica Giovanni Falcone e agli altri martiri della mafia, ma inevitabilmente il fatto è passato come un accostamento forzato tra Capaci e San Luca. Improprio sotto il profilo culturale, antropologico e storico. Lo ribadiamo, non per cruccio, ma non vorremmo che per spararla ancora più grossa, nel giorno della prossima e tragica ricorrenza, a qualcuno saltasse in mente di proporre addirittura un gemellaggio tra i due comuni. Del resto, alle approssimazioni istituzionali, ci siamo irrimediabilmente abituati. Qualche anno fa, lo stadio comunale di nuova e perfetta fattura venne intitolato a Corrado Alvaro che, per quanto ne sappiamo, nella vita non fu un calciatore. Almeno non come i sanluchesi Peppe Giorgi detto Chinaglia, i fratelli Pipicella – Maradona e il Professore – Mammotta e i tanti Pelle, Giampaolo, Mammoliti che, in epoche diverse, hanno fatto di San Luca il Brasile della Calabria.
Quando, in seguito all’ennesima astensione popolare dal voto, il comune fu commissariato ancora, un noto giornalista, nel riportare la notizia, scrisse di San Luca come il “paese famoso per la strage di Duisburg”. In tanti ci chiedemmo cosa c’entrasse la Germania con le elezioni comunali e con la democrazia sospesa in un piccolo borgo aspromontano. Le nostre inquietudini non trovarono ascolto, ma ricordo che in quell’occasione pensai a quando ancora liceale studiai la vita del Parini. Nato a Bosisio, oggi Bosisio Parini. I luoghi dell’anima, ebbi modo di scrivere in un articolo, onorano i loro scrittori a perenne memoria. Può accadere in Brianza, ma non a San Luca.
Ma giacché ormai va di moda argomentare delle cose e della storia del mondo solo nei giorni delle celebrazioni e degli anniversari comandati, veniamo alla Festa della Repubblica. A San Luca, come in quasi tutti i comuni della Calabria, gli aventi diritto votarono per la Monarchia. Non so come votò Alvaro, né se si recò al seggio nella sua lontana residenza. Camilleri, in una sua meno nota intervista, raccontò come diversi anni prima del referendum, nel dicembre del ‘34, Pirandello, il giorno in cui fu insignito del Premio Nobel per la Letteratura, non pronunciò alcun discorso ufficiale per evitare di tributare il regime. Per il duce del fascismo fu un’inaccettabile presa di distanza, tanto che alla stazione Termini, ad attendere lo scrittore e drammaturgo siciliano di ritorno da Stoccolma, non c’era alcuna autorità dello Stato. Solo qualche amico. E Corrado Alvaro. Qualcuno potrebbe obiettarmi cosa c’entri il 2 giugno con Alvaro, il Nobel di Pirandello o il ricordo di Camilleri. Niente, forse. Ma rinnovare il sentimento repubblicano, in Italia, da Bosisio Parini a San Luca, significa soprattutto ragionare sulla forma di governo che nel lontano ‘46 gli italiani scelsero per il Paese e sulla sua natura democratica. E bisognerebbe riflettere soprattutto sull’etimo res-pubblica. Il bene comune è il cuore della repubblica. E patrimonio comune sono le istituzioni repubblicane e democratiche, ma anche le città, i paesi, le colline, i paesaggi, il mare. Le ricchezze culturali e artistiche. I grandi uomini della nostra storia politica, scientifica e culturale.
La Repubblica si edifica giorno dopo giorno perseguendo sogni e prospettive. Più che uno stadio, a Corrado Alvaro andrebbe intitolato un Liceo Classico. A San Luca. Terra di cultura e di un grande scrittore della Repubblica.
Presidente Santelli, se vuole osare in grande lo faccia. I calabresi l’hanno votata per questo. Torni a San Luca, ma per inaugurare un luogo di scuola, di cultura umanistica e letteraria. Non troverà solo una platea annoiata di giornalisti e piccoli e grandi uomini della politica a far finta di ascoltarla tra sbadigli e autoscatti patetici. Troverà San Luca e la sua gente ad ascoltare parole di speranza.
E ai tanti – ci auguriamo – turisti che sceglieranno la Calabria per trascorrere le prossime e tanto attese ferie estive, non offra alcuna cena. A quello ci penserà il buon cuore dei calabresi. Doni piuttosto, a chi varcherà il Pollino per venire da noi, una copia di Gente in Aspromonte.
*scrittore