di Pietro Sergi
Per sintetizzare, la metto così, come da oggetto. Parto comunque dal baciamano a Salvini, che, francamente, mi avvilisce come cittadino calabrese e non perché fosse Salvini ma perché ritengo che neppure al Papa si debba tanta reverenza. Figuriamoci a chi ci considera solo bacino elettorale, nella migliore delle ipotesi, mentre guarda al Nord per gli investimenti. Ma di Salvini in quanto tale mi interessa poco, non vado certo ad ingrossare le fila di chi lo pompa per poi scagliarlo contro il Movimento 5Stelle, le quali sorti politiche, invece, mi interessano eccome. Vengo al punto della mia riflessione sulle Grandi Opere, partendo dalla premessa di non essere pregiudizialmente o ideologicamente contrario, ma le ritengo, in molti casi, come una ciliegina sulla torta. Il guaio è che abbiamo soltanto metà della torta e le ciliegine, dunque, andrebbero ad arricchire il doppio una torta parziale lasciandola sempre a metà. Invece io credo che bisognerebbe considerare le Grandi Opere non tanto dalla portata della loro realizzazione quanto, piuttosto, dall’utilità che hanno sulle comunità e dall’impatto sull’economia e sullo sviluppo delle aree interessate. Insomma, i tanti trafori al Nord sono come il Ponte di Messina al Sud. Opera che senza prima investire in infrastrutture e viabilità tali da far arrivare le persone ad usufruire di questi servizi diverrebbero inevitabilmente cattedrali nel deserto. E allora spero, e ne sono convinto, che sia davvero giunta l’ora di un cambiamento radicale. Progettualmente radicale e volto allo sviluppo del Mezzogiorno invece di badare a fare le “talpe” per sbucare verso la Francia e altre località già raggiungibili su gomma, rotaie e per via aerea mentre al Sud non c’è ancora una condizione tale da poterci dire Europei per ciò che riguarda i Servizi basici.
Perché le talpe sono cieche! Mentre è giunta l’ora di aprirli, gli occhi, e ben sgranati perché gli sprechi ci hanno lasciato opere inutili e mal gestite nella manutenzione a seguito delle privatizzazioni, ponti che crollano, grandi arterie chiuse perché a rischio di crolli. E se fino ad ora si è corso avanti verso l’effimero adesso c’è l’opportunità di badare all’essenziale.
Io sono certo, dunque, che il Movimento 5Stelle costituirà la parte che si affianca davvero a chi sta peggio. E che avendo una sensibilità spiccata verso gli sprechi di denaro pubblico – battaglia da portare aventi a 360 gradi insieme alla disincrostazione di centri di potere collusi e corrotti – inizi ad investire laddove i soldi creano servizi adesso inesistenti, eliminando il disagio delle comunità rimaste indietro anche per ciò che riguarda i servizi sanciti dalla Costituzione.
Serve come il pane, dunque, una sensibilità ambientale che non sia volta soltanto a dire di no ma che affianchi le “Opere Grandi” di sviluppo in chiave di prevenzione come sul tema, gravissimo, del dissesto idrogeologico. Che continui a parlare di Ri-Nazionalizzazione di alcuni servizi, perché al Sud, in un’area votata allo spopolamento demografico i privati chiudono, non investono perché non hanno ritorno economico.
La Calabria ha bisogno di battaglie sui problemi reali non certo sulla propaganda o sulla paura che ci vengano ad invadere, perché abbiamo ancora una ferrovia Jonica ridicola, perché il trasporto è stato spostato ormai interamente su gomma per ciò che riguarda intere aree, guarda caso in quelle aree che sono messe peggio in quanto a viabilità, perché la Sanità basterebbe da sola come deterrente verso chi pensa di migliorare le proprie condizioni di vita attraverso l’immigrazione. Insomma, badiamo al sodo, per cortesia, e non ci perdiamo dietro certa propaganda inutile. Quando avremo qualcosa da difendere la difenderemo. Il problema immigrazione va gestito e considerato senza fare come gli struzzi, senza pensare che ignorandolo scompaia ma è come il TAV Torino Lione e il Ponte sullo Stretto, mentre l’Ospedale di Locri, la Sanità tutta, la viabilità, il dissesto idrogeologico sono “qui e ora”.