di COMITATO PER LA COMUNICAZIONE DELLO ZALEUCO
Una giornata di spessore, sia dal punto di vista sociale che dal punto di vista culturale, quella vissuta dai ragazzi del liceo Scientifico “Zaleuco” di Locri, guidato dal Dirigente Carmela Rita Serafino, giovedì 10 Novembre, al Palazzo della Cultura, accompagnati dalla prof.ssa Monica Scoleri, dove si è svolto il Convegno, organizzato dall’AVIS “La Cultura della donazione (sangue compreso) da Omero ai giorni nostri”.
Al tavolo dei relatori un parterre di tutto rispetto: Vito Aversa, Presidente AVIS di Locri, Giovanni Calabrese, Sindaco di Locri, Marina Leone, vicepresidente AVIS di Locri, Diego Geria, responsabile scuola e formazione AVIS Provinciale RC, Giovanna Micalizzi, Presidente AVIS Provinciale RC. Presenti all’evento studenti delle diverse scuole secondarie di secondo grado del territorio e i loro rispettivi Dirigenti: Carla Pelaggi, Dirigente liceo Classico “Ivo Oliveti”, Carmela Rita, Dirigente Liceo Scientifico “Zaleuco”, Francesco Sacco, Dirigente “Licei Mazzini”, Maria Amelia Carella, che ha sostituito Mariarosaria Russo, Dirigente IPSSA.
I lavori si sono aperti con i saluti del sindaco Calabrese e dei vari Dirigenti Scolastici, che hanno sottolineato l’importanza educativa della “cultura della donazione” nella formazione degli studenti, in un tempo in cui si è messa a dura prova l’apertura all’altro, soprattutto per cause pandemiche, che ha acutizzato l’isolamento, agevolando l’individualismo digitale. I diversi relatori hanno evidenziato, poi, attraverso la proiezione di una serie di slide, come la donazione del sangue o plasma possa salvare svariate vite umane, e a tal proposito si sono riportate esperienze personali in cui la trasfusione è stato un intervento decisivo per la guarigione.
Un gesto straordinario, che mette in risalto l’importanza della cittadinanza attiva e responsabile, secondo la prof.ssa Marina Leone, la quale si auspica che le scuole diffondano il più possibile la “cultura della donazione”, per riprendere quell’incremento partecipativo, perso durante la pandemia, soprattutto nella fascia dei donatori tra i 18 e i 35 anni. Interessante, dal punto di vista culturale, l’intervento del dott. Diego Geria che, in maniera chiara ed esaustiva, ha parlato del concetto di “donazione”, partendo dal periodo greco, già Omero nell’Iliade ne parla, nell’episodio di Glauco e Diomede, due guerrieri, militanti su fronti opposti, che scoprono di essere legati dal vincolo dell’ospitalità, “xenia”, per i Greci.
Un vero e proprio rituale con alla base tre regole fondamentali: il rispetto del padrone di casa verso l’ospite; il rispetto dell’ospite verso il padrone di casa; la consegna di un “regalo di addio” all’ospite da parte del padrone di casa. Si creava, così, un legame indissolubile tra ospitante e ospitato che, se infranto, poteva portare a conseguenze cruente e conflittuali. Da questi presupposti storici, fondati su una dinamica emozionale ed empatica, si è passati ad una “donazione” improntata a salvaguardare la vita e la salute dell’altro.
Nel 1818, James Blundell effettuava la prima trasfusione di sangue umano; nel 1901, Karl Landsteiner scopriva i gruppi sanguigni, rendendo le trasfusioni molto meno rischiose; nel 1914, si scopriva che con l’aggiunta di citrato di sodio il sangue prelevato e raccolto in bottiglia non si coagulava. Per quanto riguarda l’AVIS inizia la sua storia a Milano, nel 1927, per iniziativa del medico Vittorio Formentano, che per primo comprese il valore di sviluppare un’offerta libera, volontaria e gratuita del sangue. Nel 1954 si istituì il primo gruppo di volontari AVIS a Reggio Calabria, ad opera del dott. Francesco Genoese. Oggi l’AVIS, su tutto il territorio nazionale conta più di 1.300.000 soci, che ogni anno contribuiscono alla raccolta di oltre 2.000.000 di unità di sangue e i suoi derivati. Un momento, quindi, altamente formativo, per i ragazzi, che ha fatto comprendere come non basta sapere o essere qualcuno, ma che bisogna, anche, dare spazio alla solidarietà concreta ed effettiva, per avere una società fondata non su individui, ma su persone in relazione, che la possano edificare e fortificare con quei valori di inclusività, accoglienza, collaborazione e donazione, attraverso stili di vita sani e corretti. “Il valore di una persona risiede in ciò che è capace di dare e non in ciò che è capace di prendere” (Albert Einstein).