di Redazione
ROMA- Il Ministero della Giustizia, con decreto del 7 agosto 2014, ha riconosciuto alla professione dei sociologi lo status giuridico dando riconoscimento all’ANS, Associazione Nazionale Sociologi’, che è stata così inserita nell’apposito “Elenco associazioni delle professioni non regolamentate” tenuto dallo stesso Ministero.
L’Ufficio di presidenza del Dipartimento Calabria dell’Associazione Nazionale Sociologi esprime, in una nota, la soddisfazione per l’iscrizione dell’ANS, in applicazione del decreto lgs 206/ del 2007 che recepisce la direttiva 2005/36/CE, tra le associazioni professionali non regolamentate da apposito ordine.
{loadposition articolointerno, rounded}
Di seguito la nota stampa dell’Associazione Nazionale Sociologi – Dipartimento Calabria
In un’Italia ancorata ai vecchi principi delle tutele delle attività professionali, è sempre esistita la situazione paradossale di ritrovarsi, accanto alle professioni “ordinistiche” (o per meglio dire “protette”) numerose professioni che, sebbene si siano sviluppate, con intensità crescente nel corso degli ultimi anni, non hanno ottenuto il riconoscimento legislativo trovandosi costrette a dare vita ad autonome associazioni professionali rappresentative di tipo privatistico.
Il caso più significativo è quello dei “Sociologi”, inseriti nelle cosiddette professioni non regolamentate o “non protette”, che, dunque, non necessitano di alcuna iscrizione ad un ordine o ad collegio professionale per poter essere esercitate.
Nell’ambito di una più complessiva riforma dell’ordinamento sia delle “professioni regolamentate” sia delle “professioni non regolamentate”, il Ministero della Giustizia, con decreto del 7 agosto 2014, ha finalmente sanato questo vulnus riconoscendo alla professione dei sociologi lo status giuridico dando soprattutto il riconoscimento all’ANS, Associazione Nazionale Sociologi’, che è stata così inserita nell’apposito “Elenco associazioni delle professioni non regolamentate” tenuto dallo stesso Ministero.
L’Ufficio di presidenza del Dipartimento Calabria dell’Associazione Nazionale Sociologi esprime soddisfazione per l’iscrizione dell’ANS, in applicazione del decreto lgs 206/ del 2007 che recepisce la direttiva 2005/36/CE, tra le associazioni professionali non regolamentate da apposito ordine.
“Il decreto – afferma in particolare, il presidente dell’ANS Calabria, Antonio Latella – giunge al termine di un percorso avviato da alcuni anni le cui tappe, dalla richiesta del riconoscimento all’esame del CNEL, dal cambio di ben due Governi fino alla decisione dell’agosto scorso, sono state seguite con attenzione e pazienza dal presidente nazionale Pietro Zocconali e dal segretario Antonio Polifrone”.
“Il Decreto Ministeriale – aggiunge Maurizio Bonanno, membro del direttivo regionale – rappresenta un importante e doveroso riconoscimento di una figura, quella del sociologo appunto, fondamentale nello studio della società e dei suoi mutamenti, nella ricerca, nella formazione, nella scuola, nella sanità, nell’analisi del contesto territoriale, che diventa indispensabile anche nelle azioni, pubbliche o private, finalizzate allo sviluppo economico”.
Il riconoscimento apre nuove prospettive professionali per centinaia di giovani laureati in sociologia che in Calabria vivono la condizione di disoccupato o di sottoccupato.
“Le università calabresi, in particolare l’Unical di Cosenza e la Magna Grecia di Catanzaro (che da quest’anno ha istituito la facoltà di Sociologia) – conclude il presidente dell’ANS Calabria, Antonio Latella – già formano operatori del settore sociale con indiscussa preparazione, per cui questo riconoscimento, attraverso l’inserimento dell’ANS nell’elenco del Ministero della Giustizia, assume una straordinaria importanza pensando alle sulle prospettive occupazionali possibili in una regione difficile e problematica come la nostra. Ciò renderà più agevole e percorribile quel lavoro di mappatura dei bisogni sociali, che come sociologi calabresi siamo pronti ad attivare, per aiutare a leggere secondo criteri oggettivi la realtà di una terra in cui si fanno delle scelte sbagliate, perché disancorate dalla realtà e distanti da quella vocazione che è invece caratteristica storico-antropologica delle nostre piccole e grandi comunità”