di Gianluca Albanese
Il 2 giugno del 1946 gli italiani scelsero, con un referendum istituzionale popolare, di dare un futuro diverso alla loro Patria, dopo le rovine del Ventennio fascista e l’atteggiamento ambiguo della monarchia sabauda. Scelsero di essere cittadini, non più sudditi.
Scelsero la Repubblica al posto della monarchia.
Tuttavia, l’analisi del voto referendario di 74 anni fa non può esimerci dal constatare come il merito di questo risultato elettorale fu da ascrivere principalmente ai cittadini del centronord, perché il Sud votò in prevalenza per la monarchia, come mostra la tabella a corredo del pezzo, tratta dal libro di Giuseppe Errigo dal titolo “La Locride. Società, Politica ed Economia. 1943-1955” (1989, Luigi Pellegrini Editore): 49.860 voti locridei per la monarchia e 33.053 per la Repubblica.
Insomma, siamo figli, nipoti e pronipoti di un elettorato tendenzialmente fedele al re.
Con le dovute eccezioni.
Ci sono paesi, infatti, in cui il risultato fu favorevole alla Repubblica: Agnana, Canolo, Ferruzzano, Grotteria, Mammola, San Giovanni di Gerace; ma soprattutto i centri più popolosi, come Siderno e Gioiosa Ionica (che allora comprendeva anche Marina di Gioiosa) si pronunciarono chiaramente a favore della nascente veste istituzionale Repubblicana, in controtendenza rispetto al resto del comprensorio.
Ed è proprio su Siderno e Gioiosa Ionica che ci vogliamo soffermare, oggi, alla vigilia del 2 giugno 2020, per compiere alcune riflessioni sui tratti distintivi di questi due centri che rispecchiano, per certi aspetti, quello che fu il voto referendario del 2 giugno del 1946, lasciando prefigurare una sorta di DNA autenticamente repubblicano, che venne trasmesso alle generazioni successive.
Se il quadro politico in questi tre quarti di secolo è profondamente mutato, infatti, ci sono alcune caratteristiche precipue di Siderno e Gioiosa Ionica che le distinguono dal resto della Locride.
Innanzitutto, la loro vocazione commerciale, indice di un tessuto economico da sempre caratterizzato da laboriosità e spirito d’iniziativa, lontano da quelle politiche clientelari ed assistenziali che in altri centri del Sud Italia hanno finito per rendere sovradimensionata la macchina burocratica pubblica, infiltrando nullafacenti e clientes anche nell’ambito dei servizi essenziali dell’apparato statale.
Poi, il loro dinamismo politico, che fa il paio con una grande partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. Ancora oggi, in tempi in cui il dibattito politico sembra appannaggio quasi esclusivo delle arene mediatiche e dei social network, in questi centri non è difficile vedere cittadini per strada e nelle piazze discutere di politica tutto l’anno, riunirsi nei bar (che finiscono per colorarsi, ognuno di loro, con le tinte di questa o quella area politica), partecipare nelle sezioni di partito che, laddove operano, non sono state degradate al ruolo di circoli a dimensione familiare o comitati elettorali permanenti di questo o quel notabile, ma sezioni di partito in cui si discute e si dibatte; in cui a fronte di una tesi c’è un’antitesi e la dialettica è mirata a ottenere una sintesi. Cittadine, insomma, nelle quali quando vengono scelti i candidati e le coalizioni per le elezioni amministrative, il percorso che si segue è quello del confronto – anche aspro – e della sana contrapposizione democratica e in cui – ne siamo certi – non attecchirà mai la logica, democraticamente mortificante, dell’uomo della provvidenza.
Ultima, ma non in ordine d’importanza, la presenza di un tessuto associativo robusto, che sia a Siderno che a Gioiosa Ionica è riunito in una Consulta cittadina (tutt’altro che comune da queste parti), che fa da stimolo e proposta a chi amministra, lasciando ai cittadini che vi partecipano, la facoltà di rendersi artefici di eventi e manifestazioni, ma anche di iniziative di sensibilizzazione, che non rimangono esclusivo appannaggio dell’amministrazione comunale; quest’ultima, anzi, sa che il mandato ricevuto col voto popolare non è un titolo che si eredita per rango, ma un onore e un onere che bisogna meritare tutti i giorni, trattando i cittadini come tali e non come sudditi.
Insomma, domani la Festa della Repubblica verrà celebrata in molti centri della nostra zona. Simbolicamente, quel tricolore depurato dallo stemma sabaudo che verrà issato, nei centri in cui al referendum istituzionale del 2 giugno del 1946 vinse la Repubblica, sventola un po’ più in alto.