di Gianluca Albanese
LOCRI – «E’ giunto il momento di fare attenzione anche alle prossime elezioni regionali». E’ un passaggio tra i più significativi dell’intervento del sindaco di Locri Giovanni Calabrese all’assemblea di AssoComuni di ieri. Dallo scorso 16 maggio, giorno della protesta in catene davanti all’ospedale di Locri, il suo rapporto col centrodestra regionale in generale, con quello reggino in particolare e soprattutto col dimissionario presidente della Giunta regionale Scopelliti non è più lo stesso.
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Pomo della discordia, come è noto, la sanità locridea in generale e la funzionalità dell’ospedale di Locri in particolare. Un tema sul quale Calabrese ha dimostrato di non guardare in faccia nessuno, a cominciare dal commissario dell’Asp reggina Sarica allo stesso presidente Scopelliti. Ma non solo. Nel suo intervento, Calabrese ha parlato di «inutili passerelle fatte sulla questione del lungomare danneggiato dalle mareggiate di febbraio, con la tuta della Protezione Civile», riferendosi, evidentemente, al responsabile regionale ProCiv Giovanni Dima e a «Quei politici reggini che oggi contestiamo ma ai quali questo territorio ha dato 40.000 voti alle scorse elezioni regionali»; un calderone sulla cui composizione il sindaco di Locri tace, ma che immaginiamo comprenda i fedelissimi di Scopelliti (Bilardi, Imbalzano, Minasi, Caridi ecc.) agli altri big del centrodestra reggino (Nicolò, Nucera, ecc.).
Dallo scorso 30 novembre, data in cui al palazzo della Cultura i tre “camerati” del tempo che fu Giovanni Calabrese, Gianfranco Fini (che presentò il suo libro “Il Ventennio”) e Giuseppe Scopelliti condivisero lo stesso palco, sembrano passati anni luce. In realtà sono trascorsi solo cinque mesi pieni.
Un anno (luce?) da quel comizio di piazza Nassyria seguito da una folla oceanica, in cui Scopelliti, parlando un linguaggio da statista più che da ex capo ultrà, lanciò la candidatura di Calabrese che pochi giorni dopo sarebbe stato eletto sindaco col 70% dei voti.
Giovanni e Peppe protagonisti di una riedizione politica del “c’eravamo tanto amati” ora non si amano più. O meglio, se l’ormai ex governatore mantiene un certo silenzio sulla rottura, il sindaco di Locri ha preso nettamente le distanze da lui. Lo si capisce dalle pochissime centinaia di preferenze prese da Scopelliti in città alle scorse elezioni europee. Chi abbia sostenuto e votato Calabrese alle elezioni del 26 lo sa solo lui ed è un dato che si perde nel segreto dell’urna. Di sicuro non ha votato Scopelliti e, anzi, negli ultimi tempi parla più da leader autonomista che da uomo di centrodestra.
Solo il tempo rivelerà se si tratta di una strategia tesa a “rottamare” l’attuale classe dirigente del centrodestra reggino o se il sindaco si allontanerà da quest’area politica.
Per il momento, resta solo da valutare l’eventualità di una verifica politica all’interno della maggioranza in consiglio comunale, per capire se questa è una coalizione sì civica ma ancora orientata verso il centrodestra o no.
E anche questo lo scopriremo a breve.
Per ora, se c’è uno che gongola e sorride sornione è Francesco Macrì: lui, Scopelliti lo aveva scaricato da tempo, almeno dopo quel 2011 in cui, in occasione delle elezioni comunali dell’epoca, l’allora governatore si orientò su Giovanni Calabrese.
Poi, il progressivo allontanamento, facilitato, infine, dal dissolvimento del Pdl, dall’adesione di Scopelliti al Nuovo Centrodestra, dalla scelta di campo, netta, di Macrì che diventò subito uno dei pilastri di Forza Italia nella nostra regione.
L’ex sindaco si gode il successo del partito di Berlusconi in città alle europee e, essendo fuori dalla maggioranza consiliare, non si deve nemmeno sobbarcare l’onere di prendere parte a eventuali verifiche politiche. E forse, pensando agli altri leader cittadini del centrodestra ripete tra sé e sé…«Ve l’avevo detto io».