di Gianluca Albanese
SIDERNO – “Le sentenze non si commentano, si rispettano”. Quante volte lo abbiamo sentito dire e quante lo sentiremo. Un pensiero, però, lo vogliamo esternare, dopo avere preso visione del dispositivo della sentenza pronunciata stanotte al processo contro i “finanzieri infedeli”.
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Il nostro pensiero va a tutti quei medici a suo tempo accusati di aver prodotto certificazioni fasulle, per agevolare quel perverso e fraudolento sistema di sinistri farlocchi, buoni per speculare sui rimborsi delle assicurazioni che costituì uno dei principali filoni dell’inchiesta prima e del processo poi.
Sono stati tutti assolti, almeno i medici di nostra conoscenza. Di base, del pronto soccorso, fisiatri, ortopedici e specialisti vari. Il loro camice, ora, è immacolato anche per la Giustizia, che ha pronunciato la sentenza di assoluzione “in nome del popolo italiano”.
Oggi, dunque, il nostro pensiero va a Mimmo, Anastasio, Basilio, Vincenzo e soprattutto a Pino. Ricordiamo il dolore della moglie Antonella dopo che il nome di quel marito così buono, idealista, generoso e impegnato nel sociale passò per una gogna mediatica che, come un tritacarne, mise tutti in un unico contenitore: chi abusò della propria divisa e del proprio ruolo per lucrare indebitamente e chi, invece, indossando il camice bianco fece semplicemente il proprio dovere.
Conosciamo Pino e i suoi ultimi anni molto difficili: una malattia superata, i ricordi delle sue esperienze fuori zona, la passione per il calcio e per il tennis, sport che è tornato a praticare con il supporto di un personal trainer molto speciale, l’amico Paolo.
Oggi a Pino, Mimmo, Basilio, Anastasio, Vincenzo e tutti gli altri, va un’altra laurea. E stavolta il giuramento d’Ippocrate non c’entra nulla. Va la laurea di professionisti e uomini per bene. Non ne avevano bisogno, perché chi li conosce, nella vita come sul lavoro, non aveva dubbi sulla loro specchiata moralità. Ma è stata assegnata loro sotto forma di sentenza di assoluzione “perché il fatto non costituisce reato” e ne prendiamo atto. Buon lavoro, dottori.