di Gianluca Albanese
SIDERNO – «Eravamo trentaquattro, quelli della III E, tutti belli ed eleganti tranne me». Quando Antonello Venditti presentò in una puntata di “Domenica In” una delle sue canzoni più amate, quella “Giulio Cesare” che, insieme a “Compagno di scuola” e “Notte prima degli esami” compone quella che i suoi estimatori definiscono la “trilogia scolastica” del cantautore romano, correva l’anno 1986 e chi scrive frequentava la III E dell’istituto tecnico commerciale “Guglielmo Marconi” di Siderno.
Altri tempi, certo. I personal computer in uso si chiamavano Commodore Vic20 o, per i più fortunati, Commodore 64. La musica si ascoltava solo nei dischi in vinile o nelle musicassette e per parlare al telefono senza essere ascoltati dall’orecchio – a volte inteso come indiscreto – dei genitori si chiamava dalle cabine telefoniche pubbliche dopo aver fatto scorta di gettoni, dal valore commerciale di duecento lire ciascuno.
I social network non esistevano, men che meno gli smartphone, ma quando uno è adolescente lo è in ogni tempo.
Nell’anno scolastico 1987/88 erano iscritti al “Marconi”, che all’epoca non era accorpato all’I.T.G. “Pitagora” ben 1042 studenti. Troppi per il solo presso di via Reggio, tanto che gli studenti del biennio erano allocati nel plesso di via Cesare Battisti.
Di palestre, biblioteche, aula magna nemmeno l’ombra, e per fare un’assemblea d’istituto gli studenti si autotassavano per prendere in affitto per un paio d’ore la sala di uno dei due cinema.
Un’impresa titanica, ma comunque ottenuta con l’indifferenza di buona parte del corpo docente – per fortuna non da parte di tutti – e da un preside troppo lontano dal punto di vista anagrafico per riuscire a dialogarci efficacemente.
Oggi, gli studenti del “Marconi” sono di meno, ma hanno una struttura all’avanguardia e dotata di ogni attrezzatura e di ampi locali per attività didattiche ed extracurricolari. In molti casi, chiedono l’amicizia ai professori su facebook e hanno la fortuna di interagire con una dirigente scolastica che ha pochi anni più di loro.
Ricordiamo, a questi ragazzi, i progressi fatti dalla loro scuola nel corso dei decenni. Facciamo loro presente che non devono dare nulla per scontato, ma difendere con le unghie e con i denti le conquiste fatte da chi li ha preceduti.
Sono anni in cui la generazione dei teen ager viene spesso bollata di superficialità ed eccessiva inclinazione al consumismo e al qualunquismo. Nessun dramma. Erano le stesse accuse che muovevano a noi, 40-50enni di oggi.
Negli anni ’80, era una grossa conquista avere un docente simpatico e brillante che ti accompagnava alla gita scolastica e ballava con te in discoteca. Oggi, la nuova generazione dei professori è, fortunatamente, diversa.
Ed è proprio da questo rinnovato spirito di dialogo e di comunione d’intenti che gli studenti del “Marconi” di oggi devono ripartire, perché gli anni in cui ragazzi e ragazze si preparano a diventare uomini e donne vanno spesi bene. E oltre al sacrosanto diritto al divertimento, ci sono coscienze da formare e una maturità da conquistare per essere, come nella migliore tradizione del “Marconi”, parte della classe dirigente del domani.