di Gianluca Albanese (ph. Enzo Lacopo)
LOCRI – Sono tre i principali artefici della seduta consiliare odierna, caratterizzata dalla condotta dei protagonisti in chiara controtendenza rispetto alle prime due uscite.
MIKI MAIO
Il presidente del consiglio comunale mette subito le cose in chiaro. Fissa i paletti a inizio seduta mostrando di aver ampiamente recepito il messaggio giunto al termine delle precedenti riunioni del civico consesso, criticate da più parti per i troppi eccessi verbali. Richiama tutti (in primis gli assessori) al rispetto del regolamento e detta tempi contingentati per gli interventi, fischiando come un arbitro severo del campionato svizzero quando i suoi dettami non vengono osservati. Pone, insomma, le precondizioni per un andazzo diverso, e i risultati si vedono anche se il miracolo vero e proprio lo compiono i due rivali storici che per la prima volta nella storia trovano una sintesi.
GIOVANNI CALABRESE
Il sindaco spiazza tutti, mostrando di non avere alcuna pregiudiziale riguardo le motivazioni di fondo che stanno alla base della mozione sulla bretella di collegamento tra la strada nuova e la statale 106. Completa l’opera preannunciando la disponibilità al voto favorevole della mozione. E’ quella la vera e propria scintilla che fa cambiare il volto alla serata.
PINO MAMMOLITI
Coglie subito la palla al balzo, e dopo aver minacciato ricorsi al prefetto e all’autorità giudiziaria in caso di mancato rispetto dei tempi di risposta alle interrogazioni presentate, arriva ad elogiare l’apertura di Calabrese. Non solo. Per la prima volta in questa consiliatura lo chiama “sindaco”, evitando il siparietto ormai consueto di quando esordisce ad ogni intervento rivolgendosi al presidente del consiglio comunale, al segretario e al vicesindaco, ignorando il primo cittadino in maniera plateale. Stavolta ne riconosce la carica. Con le dovute proporzioni (ma crediamo di non esagerare, conoscendolo) sembra un leader israeliano del Likud che riconosce la sovranità dello stato palestinese. Certo, l’ironia tagliente non l’accantona del tutto, specie quando parla di “convivenza ospedaliera” di chi «Si ritrova ricoverato nello stesso reparto, non per scelta ma per necessità», ma intanto compie un grosso passo in avanti.
I POSSIBILI SCENARI FUTURI
In conclusione, non possiamo che esprimere compiacimento per l’esito della seduta. Nessuno (in primis il loro elettorato) chiede ai due leader una riedizione in salsa locale del patto Ribbentrop-Molotov, ma una dialettica consiliare normale, in cui ci si scontri anche in maniera aspra, purchè non si scada sul personale.
Come è accaduto stasera, dunque. Chapeau.