di Gianluca Albanese
LOCRI – La riunione delle varie anime del centrodestra locrideo che ha avuto luogo la scorsa settimana, rappresenta un significativo tentativo di ripartenza per una coalizione uscita con le ossa rotte dalle elezioni regionali di un anno fa e che è ai minimi storici sia a livello regionale che nazionale.
L’assemblea, che segue di pochi mesi un’analoga manifestazione che si tenne a Bovalino, organizzata dall’associazione “Nuova Calabria” evidenzia, tuttavia, alcuni spunti di assoluta novità e discontinuità col passato (troppo spesso dominato dai leader e dai loro luogotenenti), e una voglia diffusa di rappresentare, tra lo schieramento alternativo al centrosinistra e al Movimento 5Stelle, un soggetto politico (ancor prima che partitico) “normale”, coeso e gestito in maniera collegiale, non una mera sommatoria di individui e individualismi.
Il percorso è lungo e complicato, ma certi segnali positivi sono sicuramente emersi, e proviamo ad analizzarli insieme ai nostri lettori.
SI PARTE DALLA BASE
Proprio così, la componente politica che ha pagato più di tutti il vizio originale – ci riferiamo, in particolare a Forza Italia, che negli anni ha fagocitato An – di una struttura a base carismatica e piramidale (nella quale il leader ha sempre deciso per tutti, passando “a cascata” ogni indicazione alle strutture territoriali), ora, almeno nella Locride, vuole invertire la piramide.
Già, perché giovedì scorso, chi era presente alla riunione che si è svolta a Locri, riferisce che i maggiorenti di partito erano confusi tra la platea, non c’era un tavolo dei relatori nel senso tradizionale del termine, e l’ordine degli interventi si è deciso lì per lì.
Una rivoluzione copernicana, se si pensa al modo con cui l’ex deus ex machina Peppe Scopelliti, in Calabria, decideva praticamente da solo (quasi) tutto, tanto da essere stato, contemporaneamente, coordinatore regionale del Pdl, presidente della giunta regionale e leader di un movimento-lista del presidente intestato a suo nome.
Il ricordo di quei tempi, sebbene tutt’altro che remoti, sembra essere sbiadito da parecchio, man mano che il codazzo dei suoi aficionados, cortigiani ed epigoni si assottigliava col passare dei mesi, di pari passo con la discesa della sua parabola politica.
Oggi no, c’è un gruppo di persone della Locride che si riconoscono negli ideali di centrodestra e si riuniscono autonomamente, per cercare innanzitutto il confronto interno, e presentarsi come un gruppo coeso a quelli che sono (ma soprattutto saranno) i gruppi dirigenti provinciali e regionali, e vogliono fare sentire la propria voce, in maniera autonoma proprio nella “triste” stagione dei commissariamenti dei vertici di partito.
SI RIPARTE DALLA LOCRIDE
La riunione di Locri, alla quale faranno seguito altre che si terranno, innanzitutto, a Siderno e ad Ardore, intende rescindere, almeno all’apparenza, il cordone ombelicale che – ahinoi troppo spesso – ha legato il centrodestra locrideo con i maggiorenti reggini di partito, abili a tenere tutta quella serie di legami che hanno portato a trasformare i nostri centri in “feudi” di questo o quello tra consiglieri e assessori regionali, deputati o senatori provenienti dal capoluogo.
E se questo potrà anche essere stato conveniente per qualcuno nel passato, ora non va più bene a un centrodesta locrideo che, dopo un’accurata selezione delle sue espressioni migliori, sembra si stia riorganizzando per poter anche essere rappresentato nei consessi regionali e nazionali che verranno.
SI RICOMINCIA DAI CONTENUTI
Lavoro, sanità, beni culturali e impresa. Temi appena accennati nel comunicato appena diffuso agli organi di stampa che potrebbero essere sviluppati nel prosieguo degli incontri di questo gruppo rappresentativo delle varie anime del centrodestra locrideo che, avendo innata la cultura di governo, intendono andare oltre la mera protesta ed avanzare proposte concrete per rispondere alle istanze del territorio.
Fin qui le prime impressioni sul percorso appena iniziato, che – lo ripetiamo – appare lungo e complicato.
Ma fare del centrodestra una parte politica “normale” da noi appare un’impresa meno ardua che nel passato.
Meglio tardi che mai.
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