di Gianluca Albanese
La nota del vice coodinatore “Grande città” del Pdl-Fi – per non sbagliare sigla, in questo momento di passaggio ha pensato di metterle entrambe… – Antonio Pizzimenti, che invita l’Asp reggina a provvedere alla stabilizzazione dei precari della sanità locrese va letta, a nostro modo di vedere, in maniera che si vada oltre al significato letterale delle parole scritte, interpretandone bene i significati politici.
Già, perché dal nostro modesto osservatorio periferico (così sembra essere la Locride per i principali partiti dei due schieramenti) sembra l’ennesimo episodio dello scontro, mai sopito, tra le due anime del Pdl calabrese in generale e reggino in particolare: quella che fa capo al governatore Scopelliti e quella che si regge sull’asse Nino Foti-Peppe Raffa-Roy Biasi.
Per la prima fazione sono stati tempi floridi gli ultimi anni, almeno dal 2010 in poi: l’elezione di Scopelliti a palazzo Alemanni è il momento di maggiore fulgore della componente che a lui fa capo, che ha saputo occupare prima gli assessorati chiave della giunta regionale per poi fare eleggere gran parte della deputazione calabrese: un tris D’Ascola-Bilardi-Caridi che è uno dei principali “colpi” del governatore. L’altra fazione, dopo aver conquistato la provincia con Raffa, ha vissuto periodi meno felici, culminati con la mancata rielezione, lo scorso maggio, di Nino Foti in parlamento, e si è dovuta accontentare di vincere la battaglia di retroguardia della presidenza del coordinamento provinciale di un partito che sta per cambiare nome e, forse, sostanza.
E così, con la conta interna a livello nazionale tra i seguaci del vicepremier Alfano (tra cui Scopelliti e i suoi) e i leali a Berlusconi (Foti, Raffa & Co.) il conflitto nella nostra provincia trova nuova linfa, nuova occasione per misurarsi sul terreno della fase di transizione del partito. Con buona pace di chi, dopo l’elezione di Raffa al palazzo di via Foti, parlava di un Pdl unito e in grado di superare le divisioni del passato.
Oggi, la lotta intestina si conduce anche a suon di comunicati stampa, a volte dal contenuto apparentemente sibillino, come quello che riproponiamo a firma dell’ex presidente del consiglio comunale di Locri Enzo Carabetta, fedelissimo del consigliere regionale Sandro Nicolò (sponda “lealisti berlusconiani”):
O come quello odierno, in cui Pizzimenti attacca frontalmente i vertici dell’Asp reggina, tutti di stretta osservanza scopellitiana, a partire dal direttore generale Rosanna Squillacioti.
Dall’altro lato, il coordinatore provinciale del movimento “Lista Scopelliti Presidente” Oreste Romeo non perde occasione per lanciare strali (anche attraverso facebook) agli avversari interni del Pdl, ricorrendo a battute caustiche più che ironiche, mentre dopo l’elezione di Gianni Bilardi al Senato e il conseguente subentro in consiglio regionale di Pietro Crinò, Scopelliti ha rinsaldato il legame con la dinastia politica di Casignana che attraverso l’associazione “Nuova Calabria” riesce a portare spesso nella zona figure di primo piano della giunta regionale (l’ultimo, in ordine di tempo, lo scopellitiano e, secondo i bene informati, “alfaniano” assessore regionale al Lavoro Nazareno Salerno) quasi sempre diretta espressione del governatore.
Un Risiko, questo, che nel nostro comprensorio si completa con la presenza forte del movimento Grande Sud a Locri e con un peresidio tutto sommato “a macchia di leopardo” nel territorio. Chi la spunterà tra i due schieramenti? E soprattutto la Locride quanto beneficerà o, più probabilmente, verrà penalizzata da questo conflitto tutto pidiellino, visto che sono anni che rappresenta un importante bacino di voti per i desiderata dei vari maggiorenti reggini che puntualmente fanno incetta di consensi da queste parti a ogni elezione? Non dimentichiamo che per ritrovare un rappresentante del nostro comprensorio a palazzo Campanella abbiamo dovuto attendere l’operazione che ha portato all’elezione di Bilardi a palazzo Madama e il subentro di Crinò.
Un po’ poco per un comprensorio che in passato ha espresso parlamentari, sottosegretari e assessori regionali, seppur con alterne fortune politiche.