di Gianluca Albanese
SIDERNO – Dobbiamo dare atto al vicesindaco (e assessore all’Ambiente) del Comune di Roccella Vittorio Zito di aver espresso in maniera chiara e pacata, oltre che esaustiva, le ragioni del clamoroso (e apparente) balzo all’indietro della percentuale di raccolta differenziata rispetto al 2013, pubblicata dal Report Arpacal riferito ai dati del 2014.
Contrariamente al suo predecessore, che ha preferito uno sfogo generico ed estemporaneo su Facebook, infatti, Zito ha dapprima ammesso di essersi «allarmato» nel leggere il dato del Report Arpacal 2014, e poi di aver chiesto lumi all’Arpacal per avere spiegazioni.
Già, perché passare da un anno all’altro, dal 70,42% del Report 2013 al 51,46% del Report 2014, per quanto attiene la raccolta differenziata realizzata dal Comune di Roccella, sarebbe stato clamoroso.
Il vicesindaco di Roccella (così come ha fatto, per la verità il suo omologo di Locri Raffaele Sainato) ha spiegato a Lente Locale che nel redigere il report 2014, l’Arpacal avrebbe tenuto conto non di quanto comunicato nei modelli unici di dichiarazione redatti da ogni singolo Comune e contenenti i dati annui di produzione e trattamento, ma i dati trasmessi da chi quei rifiuti li riceve (nella fattispecie l’impianto di San Leo a Siderno) che, non potendo trattare la frazione unica organica conferita da ogni comune (dopo la (scellerata) decisione della Regione Calabria che nel dicembre del 2012 fece chiudere la linea di trattamento dell’impianto unico organico dell’impianto di Siderno), considera i rifiuti umidi differenziati da ogni comune come se fossero spazzatura indifferenziata, il cosiddetto “tal quale”.
«Una volta che l’umido arriva differenziato all’impianto di trattamento dei rifiuti – ha spiegato Zito a Lente Locale – chi gestisce l’impianto ha la facoltà di scartare una percentuale dello stesso qualora ci fosse una frazione differenziata male, ma da dicembre del 2014, tutto l’umido che abbiamo conferito è stato scartato perché non è stato possibile lavorarlo, e questo non è colpa né dei Comuni né dei cittadini».
Il dramma, naturalmente, non è se la leadership di Roccella nella gestione di rifiuti differenziati in provincia sia o meno in discussione, o che il Report Arpacal 2014 sembra voler vanificare gli sforzi fatti dall’amministrazione comunale di Locri, Ardore, Sant’Ilario ecc. in quell’anno sulla raccolta differenziata, ma il fatto che per due anni e mezzo circa i cittadini dei nostri comuni hanno diligentemente differenziato l’umido e questo non è stato trattato come tale, ma smaltito come se fosse spazzatura comune.
Un pasticciaccio brutto, insomma, del quale qualcuno dovrà dare conto. Ai calabresi, innanzitutto.
Spiace soltanto che il vaso di Pandora sia stato scoperchiato solo dopo la diffusione del Report Arpacal 2014, accompagnata – va detto – dalla diffusione di un comunicato stampa ad hoc dell’Ente.
Fonti interne alla Regione Calabria riferiscono, infine, che circolerebbero due versioni del Report Arpacal del 2014: una è quella diffusa agli organi di stampa lunedì con le percentuali “ribassate” redatte sulla scorta dei dati degli impianti di trattamento; l’altra (non diffusa) redatta, invece, in base a quanto dichiarato nell’apposita modulistica dai singoli comuni all’atto del conferimento.
Per intenderci, Zito, su precisa domanda posta da Lente Locale, ha detto che il Report 2013 è stato redatto col secondo metodo, ovvero in base a quanto dichiarato nell’apposita modulistica dai singoli comuni all’atto del conferimento. Il Report 2014, evidentemente no.
Resta il grande pasticcio che qualcuno dovrà pur chiarire.
Se così non fosse, il rischio è quello di scoraggiare chi, cittadini e comuni, s’impegna per raggiungere gli obiettivi di una maggiore tutela dell’ambiente che passi prima di tutto dalla raccolta differenziata dei rifiuti.
Al presidente Oliverio, che ha indicato sin da subito il raggiungimento di percentuali di raccolta differenziata superiori al 35% come obiettivi minimi per quest’anno, il compito di ricondurre tutto il sistema sulla retta via.
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