di Gianluca Albanese
PLATI’ “ Mi dispiace tanto, Ilaria Mittiga. Vi voglio bene. Rispetto la vostra decisione. I sogni più belli muoiono all’ alba. W Platí W la Legge Lazzati”.
Con queste pochissime e stringate righe di commento sulla propria pagina facebook, il giudice Romano De Grazia, presidente del Centro Studi Lazzati, ha esternato la propria opinione dopo la decisione dei componenti la lista “Platì res Publica” di dimettersi da ogni incarico in consiglio comunale, a seguito della sconfitta elettorale di domenica scorsa.
Fu proprio Ilaria Mittiga, in campagna elettorale, a dire pubblicamente che la sua lista avrebbe improntato la propria condotta su due fonti fondamentali del diritto italiano: la Costituzione e la Legge Lazzati; quest’ultima – lo ricordiamo – impedisce ai pregiudicati di fare campagna elettorale e viene vista da molti come il miglior mezzo di prevenzione dei fenomeni di inquinamento del voto e infiltrazioni della criminalità organizzata nelle istituzioni.
Una dichiarazione pubblica che piacque molto al giudice De Grazia che si complimentò pubblicamente con la giovane funzionaria regionale.
Poi, le cose sono andate come sono andate.
E al di là della stringata e, se vogliamo, diplomatica dichiarazione di De Grazia, sono in molti, nella Locride, a commentare, sia in pubblico che in privato, le dimissioni in massa della lista “Platì Res Publica”.
Dai numerosi ed entusiasti sostenitori ed estimatori della Mittiga, rimasti spiazzati dalla decisione, allo stesso Paolo Ferrara, leader del movimento “Liberi di Ricominciare” e ispiratore della lista con a capo Rosario Sergi, risultata vincente.
Per il docente reggino “In un momento come questo, di ripartenza delle istituzioni democratiche a Platì – ha detto Ferrara a Lente Locale – serviva la più ampia partecipazione di forze democratiche alla vita amministrativa e il contributo di tutti in consiglio, indipendentemente dai ruoli. Peccato”.
Fin qui Ferrara. Noi, invece, riteniamo che questo processo di rinascita della vita democratica del paese aspromontano abbia subìto una brusca fermata dopo le dimissioni in massa dei candidati della lista sconfitta. Il popolo platiese ha fatto la sua parte, candidando ventidue propri concittadini alle elezioni quando sembrava che tutti aspettassero i candidati provenienti da altri siti; ha risposto in massa alle urne con una partecipazione che ha superato la barriera del 50% ed era lecito che si aspettasse, come in tutti i paesi normali, una maggioranza che governa e un’opposizione che controlla e, se necessario, contesta le scelte di chi amministra. Invece no, di Platì si deve parlare ancora in termini quantomeno di sospetto e pregiudizio.
E questo non fa bene a Platì e ai platesi,
Chi scrive, ha avuto la fortuna di incrociare per un paio d’anni il proprio destino professionale con quello di un platiese illustre come Totò Delfino. Immaginiamo che anche lui, se fosse stato tra noi, avrebbe disapprovato la scelta. Ecco perché ci manca tanto, specie in momenti come questi.
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