Redazione – La polemica innescata dal divieto imposto da alcuni cittadini di Caulonia di portare in processione la statua di Sant’Ilarione Abate, protettore della cittadina, dal centro storico verso la marina, ha spinto il vescovo di Locri-Gerace, Francesco Oliva ad intervenire nella querelle, affidando ad una lettera, indirizzata ai fedeli cauloniesi, le sue riflessioni. «In occasione della ricorrenza del Santo Patrono S. Ilario Abate – scrive il presule – porgo a tutta la Comunità Cauloniese il mio saluto e l’augurio di vivere l’evento come momento di preghiera, riflessione e di pace. So quanto in questo tempo ciò sia difficile e di conseguenza è un vero dono del Signore». «Nella pace si vive la fede – dice il vescovo Oliva – che va ben oltre certe posizioni preconcettuali e lo stesso sentimentalismo religioso. Non possiamo né dobbiamo mai dimenticare che il tutto deve portarci all’unico vero bene: Dio».
Venendo al merito della vicenda, il rappresentante della chiesa locrese, chiarisce che «quanto deciso sullo spostamento della statua del Santo patrono di Caulonia, Sant’Ilario abate, era un bell’evento ed un piccolo tassello per unire ancora di più le comunità, sparse nell’intero territorio comunale. Un modo per far sentire il Santo vicino a tutti i suoi devoti – sottolinea – anche a quanti a motivo di infermità o anzianità restano nelle proprie case». «So quanto siete devoti al Santo Patrono – continua la lettera indirizzata ai fedeli cauloniesi – un Santo che ha visto crescere intere generazioni di Cauloniesi, oggi sparsi per il mondo. Una per tutte è la comunità in Australia, talmente grande che rivive ogni anno nello stesso periodo la festa di Sant’Ilarione Abate». Il vescovo Oliva esorta quindi «in nome di questo Santo» di riscoprire «la bellezza dell’unità e della carità in Cristo, della preghiera e della contemplazione». Senza questi valori, sottolinea, non c’è tradizione religiosa che tenga né futuro per la Comunità. La fede, scrive ancora Oliva, non si concilia con qualunque subdolo atto di divisione e di pura cattiveria. «Chi pensa di poter camminare da solo, in disaccordo con la comunità, peggio ancora seminando odio e zizzania, fa male a sé stesso ed agisce fuori di ogni logica umana, sociale ed ecclesiale.
La missiva del vescovo si chiude con un ringraziamento rivolto ai sacerdoti e a tutti i fedeli «animati da sentimenti religiosi sinceri» che operano con benevolenza e senso di umanità «accogliendo il Vangelo della carità, camminando nella e con la Chiesa».