R. & P. nota del Segretario generale Uilpensionati Calabria Francesco De Biase
Mentre la nostra regione invecchia, mentre cresce la spesa per la mobilità sanitaria che, come stima Gimbe, sfonda il tetto dei 250 milioni di euro, la Regione Calabria stenta a dare concretezza al piano per il recupero e l’abbattimento delle liste d’attesa. L’input che arriva da Roma è quello di una spinta verso le strutture private che, in terra di Calabria, finirebbe per depotenziare ulteriormente la sanità pubblica, amplificare i disagi di una grossa fetta di popolazione calabrese che non ha la forza di rivolgersi al privato e ampliare il divario con il resto del Paese rendendo le prestazioni sanitarie sempre meno omogenee su tutto il territorio nazionale.
Per questo ci chiediamo che fine abbiano fatto i 15 milioni di euro, stanziati dal Commissario ad acta nel 2022, che avrebbero dovuto essere destinati all’applicazione su tutto il territorio regionale di interventi utili ad uniformare l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza. Anche questi interventi sembrano essere rimasti intrappolati in lista d’attesa. Così come lo sono la realizzazione dei nuovi ospedali e la messa a sistema della medicina del territorio. Miglioramenti molto attesi dalla popolazione calabrese che, adesso, potrebbero essere messi a serio rischio dalla scelta di approvare la riforma inaccettabile dell’autonomia differenziata. Così come, nonostante i proclami di chi gestisce la cosa pubblica in Calabria, è sempre difficile se non impossibile prenotare una visita o un esame in ospedale, mentre il Centro unico di prenotazione non sortisce gli effetti sperati e l’app varata dalla Regione appare come uno strumento di non facile utilizzo per una utenza sempre più anziana.
Il Consiglio regionale, poi, stimola la Giunta regionale a dare vita al Piano aggiornato 2023-2025 per il recupero e l’abbattimento delle liste d’attesa: un piano già vecchio prima ancora di essere varato. Lo fa attraverso una proposta di legge, si badi bene a costo zero, che evidenzia come, già nel 2020, il tema delle liste d’attesa era stato segnalato alla giunta regionale. Da allora ad oggi, però, nulla è cambiato. Quattro anni di studi e 15 milioni di euro non sono bastati per imporre il cambio di passo prospettato ed atteso da tutti coloro che, ogni giorno, hanno a che fare con il sistema sanitario.
Così come, infine, manca ancora un monitoraggio preciso dei tempi di attesa dell’erogazione delle prestazioni eseguite. Per questo, conoscendo i bisogni delle anziane e degli anziani calabresi, chiediamo al Commissario ad acta di aprirsi al confronto con le Organizzazioni sindacali, di ascoltare le nostre proposte che sono finalizzate al miglioramento della qualità della vita in questa regione.