di Gianluca Albanese
ROCCELLA IONICA – Una terapia d’urto per la sanità calabrese. Qualcosa che vada oltre l’ormai consueta battaglia di retroguardia per la copertura totale del piano di rientro e dia una prospettiva nuova all’intero settore nella nostra regione. E’ quanto ha in mente la giunta regionale, che insiste sull’idea di un’azienda sanitaria unica regionale e ha riproposto il tema nel corso di un riuscitissimo incontro organizzato dal circolo del Pd di Roccella Ionica con a capo l’ex deputato Mimmo Bova, che ha avuto luogo questo pomeriggio all’hotel Mediterraneo, la cui sala convegni era gremita in ogni ordine di posti.
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Ha introdotto i lavori lo stesso segretario Bova, che ha avuto il merito di coinvolgere moltissimi medici e operatori sanitari della zona, che hanno preso parte all’incontro nel quale – va detto – le analisi e i quaderni di doglianza hanno spesso avuto il sopravvento sulle proposte, quasi accennate rispetto alla massa di criticità irrisolte del settore nel nostro comprensorio.
Eppure Bova, in premessa, lo aveva detto: «Non parliamo dello stato della sanità locridea che sappiamo che è negativo, ma di proposte e idee. Il commissario straordinario dell’Asp di Reggio Calabria Santo Gioffrè è anche un apprezzato scrittore, oltre che un medico, e mi auguro che quando finirà questa sua esperienza ci possa scrivere un romanzo. Lo stesso assessore al Bilancio Ciconte, oltre che medico, è anche presidente dell’Ordine provinciale e stasera avviamo la nostra analisi, incentrandola su due grandi novità: la proposta della Giunta Oliverio di un’azienda sanitaria unica regionale e la Città Metropolitana di Reggio Calabria».
In realtà, col senno di poi, si capisce come la tematica della sanità sia un problema di tutta la regione, e forse ha poco senso continuare a ragionare in termini di sanità comprensoriale. Ma tant’è. La Locride ha tanti, annosi problemi, e la sanità di certo non è l’ultimo, visto che la nostra zona ha patito, negli ultimi due lustri, le conseguenze della stagione dei tagli lineari e della chiusura di ospedali come quello di Siderno.
Il tavolo dei relatori è composto, a parte Bova, interamente da medici. Gente che conosce la materia e dà il senso di come l’incontro sia stato, comunque, concepito bene.
A moderare i lavori è stato Gabriele Alvaro, detto “Bebo”, medico e consigliere di opposizione a Roccella, che ha premesso che «In Calabria è assolutamente necessario – ha detto – creare dei centri d’eccellenza e potenziare gli attuali organici di medici e paramedici, partendo dal riconoscimento del merito, puntando sulla chirurgia robotica, e bene ha fatto la giunta regionale a fare di tutto per salvare il salvabile del centro oncologico della fondazione Campanella».
I successivi due interventi sono stati molto tecnici, incentrati soprattutto sulla necessità di riequilibrare il rapporto tra ospedale di Locri (che spesso si fa carico di prestazioni che dovrebbe svolgere la sanità territoriale) e il necessario filtro che deve fare, appunto, chi opera nel territorio, evitando o almeno contenendo il fenomeno dei ricoveri impropri che finiscono per sovraccaricare l’ospedale “spoke” di Locri e soprattutto il pronto soccorso.
E il medico roccellese Tommaso Bruzzese ha puntato dritto sulla sanità territoriale «I cui servizi – ha detto – versano in condizioni di precarietà. Bisogna tenere conto – ha proseguito – del nuovo contesto epidemiologico, e di un progressivo invecchiamento della popolazione che ha un’aspettativa di vita molto più alta, e sposta il baricentro verso la cronicità e la non autosufficienza».
Ma non solo. Bruzzese ha aggiunto che «L’ospedale di Locri è “spoke” solo sulla carta, l’elisoccorso funziona solo in orari diurni, pregiudicando gli interventi di chi, ad esempio, viene colto da infarto in orari notturni, e la Casa della Salute di Siderno non è mai entrata pienamente in funzione. Questo è il risultato – ha dichiarato Bruzzese – della mancanza di un vero interlocutore istituzionale che c’è stata negli ultimi cinque anni», aggiungendo che «Occorrono più risorse per il Centro di Salute mentale di Marina di Gioiosa e la Diabetologia Pediatrica».
Tecnico anche l’intervento dell’altro medico roccellese, e anch’egli consigliere comunale di opposizione Aldo Chiefari, che però intravede nel nuovo corso voluto dalla Giunta Oliverio, dei segnali incoraggianti.
«Con questa gestione commissariale – ha detto – sono finiti i favoritismi per compari, ex “Boia chi molla” ed ex cestisti reggini, e le recenti nomine del direttore sanitario Barillaro, e del direttore amministrativo Tringali fanno ben sperare, perché sono persone che conoscono bene i problemi della sanità».
Da Chiefari è giunta una proposta specifica per implementare i servizi sanitari sul territorio e alleggerire l’ospedale.
«Con la medicina di gruppo – ha detto – composta da medici di base in orari diurni e giorni feriali, e medici di continuità assistenziale la notte e nei giorni festivi, si può davvero creare quel filtro che serve a evitare i ricoveri impropri all’ospedale. A Roccella c’è già un esempio del genere, e serve pure un’assistenza pediatrica che tenga realmente conto delle esigenze del territorio, ricorrendo, se serve, alle zone carenti straordinarie, visto che l’ambito territoriale di riferimento non può coincidere con l’intero distretto sanitario della Locride e servono pediatri presenti tutti i giorni in ambulatorio».
Più passionale che tecnico, invece, l’intervento dell’altro professionista roccellese Antonio Leggio, che ha espresso un plauso verso il commissario regionale Massimo Scura e ha sottolineato i disagi della migrazione sanitaria, puntando sullo sviluppo della cultura della “deospedalizzazione” ma anche sulla necessità di realizzare all’ospedale di Locri interventi di trombolisi «che entro tre ore dalla fase acuta possono salvaguardare la vita e le normali funzionalità dei pazienti».
Quindi, è stato il turno di tre interventi programmati.
Il primario di Pronto Soccorso dell’ospedale di Locri, e vice presidente dell’ordine provinciale dei medici Giuseppe Zampogna, ha puntato tutto sulla necessità di formare i giovani medici «Per farli – ha detto – restare in Calabria», della necessità di un maggiore filtro da parte della sanità territoriale e di una convenzione con l’Università di Catanzaro per implementare le prestazioni di chirurgia maxillo-facciale «Perché – ha detto – a Catanzaro si lavora fino alle 14 e non si possono mandare sempre i pazienti a curarsi a Messina». Una tesi, quella dell’orario contingentato a Catanzaro, poi parzialmente smentita da Bebo Alvaro, che ha detto che «I medici vanno ben oltre l’orario di chiusura, anche se non riescono a soddisfare l’intera domanda di interventi».
Il sindaco di Marina di Gioiosa Domenico Vestito, parlando a nome dell’intera Unione di Comuni “Valle del Torbido” ha rimarcato la necessità di mantenere presidi come il Poliambulatorio di Gioiosa Ionica e le strutture di Allergologia e Centro di Salute Mentale di Marina di Gioiosa «Perché la Valle del Torbido – ha detto – è la vera porta della Locride e non si potrà sovraccaricare la Casa della Salute di Siderno che, stante così le cose, dovrà farsi carico delle esigenze di una popolazione potenziale di 80.000 persone, contro le 10-15mila delle altre Case della Salute in Italia».
La direttrice del distretto sanitario della Locride Silvia Falvo, dal canto suo, ha rassicurato tutti sul completamento della Casa della Salute di Siderno «Non siamo indietro – ha detto – mentre sulla Pediatria nulla cambierà se non si variano gli attuali ambiti territoriali», concordando altresì sull’esigenza di puntare sulla formazione e sulla scelta dei settori su cui intervenire «Valutando attentamente – ha concluso – i curricula dei singoli professionisti».
Quasi completamente rivolto ai guasti del passato che ha ereditato nel ruolo di commissario dell’Asp di Reggio Calabria, invece, l’intervento di Santo Gioffrè.
«Dall’attuazione del piano di rientro dal debito sanitario – ha detto – si è fatta solo “macelleria sanitaria” con tagli lineari per assecondare una logica ragioneristica fatta di tagli lineari a scapito delle prestazioni. Meno male che il Presidente Oliverio ha le idee chiare e vogliamo prima di tutto ridurre di almeno il 20-30% l’emigrazione sanitaria».
Non manca una triste descrizione delle incombenze che si trova ad affrontare nel suo nuovo ruolo.
«Sono costretto a fare i conti con 163 “commissari ad acta” e altri 110 sono stati nominati dal Prefetto».
Il riferimento è a tutti quegli operatori del settore che negli anni scorsi, vantando dei crediti nei confronti dell’Asp, hanno fatto decreti ingiuntivi «Ai quali – ha detto Gioffrè – l’Asp non si è opposta e io mi trovo a dover fronteggiare creditori vecchi anche di vent’anni tutti i giorni. Meno male che Scura ha nominato una task force per pagare i debiti in conto capitale. In ogni caso – ha aggiunto – spero che il commissariamento dell’Asp provinciale duri meno possibile e che la responsabilità torni alla politica. I problemi non sono solo nella Locride, nella Piana o a Reggio ma vanno considerati nel loro insieme e vi posso dire che sono in programma degli investimenti all’ospedale di Locri che deve poter aver una risonanza magnetica di ultima generazione, perché qua i privati non possono continuare a fare il bello e il cattivo tempo».
Bebo Alvaro, dal canto suo, ha chiosato che «La Sanità deve essere gestita da persone per bene, indipendentemente dal fatto che siano politici o tecnici» e ha passato la parola a Ciconte per le conclusioni.
L’assessore al Bilancio della Regione Calabria ha dapprima espresso il proprio plauso per la nomina di Gioffrè e poi è passato subito a esporre l’idea di un’azienda sanitaria regionale unica «Divisa -ha detto – in due branche: sanità ospedaliera e sanità territoriale. E’ un’idea che vogliamo realizzare confrontandoci coi territori, con gli amministratori, con gli ordini professionali e le associazioni. Di certo, non vogliamo lasciare la riforma in un cassetto come fece l’allora giunta di centrodestra».
Non manca un plauso al commissario Scura «Il primo – ha ricordato Ciconte – a non coincidere col presidente della Regione ma che ha dimostrato, nonostante non sia un medico, grande competenza nella materia, avallando quello sblocco del turn-over che la Giunta Oliverio aveva proposto prima della sua nomina e sono d’accordo sul fatto che le tante professionalità che erano del polo oncologico della fondazione Campanella siano state in parte dirottate agli ospedali “Ciaccio-Pugliese” e “Materdomini”, mentre chi non è stato ricollocato avrà certamente una prelazione nei concorsi per le nuove assunzioni che arriveranno coi concorsi che si faranno dopo lo sblocco del turnover», ma ha puntato pure sulla riduzione dell’emigrazione sanitaria «Che ci costa ogni anno – ha detto – 270 milioni di euro, quanti ne basterebbero per fare due ospedali», aggiungendo che «E’ volontà di questa Giunta fare un controllo sistematico delle cartelle cliniche degli ospedali di fuori regione nei quali i nostri conterranei vanno a curarsi, perché se le strutture fuori Calabria sbagliano, devono pagare»,prima di rilanciare, alla fine, l’idea dell’azienda sanitaria unica «Con la quale, e mi dispiace per il mio amico Pino Varacalli che non è d’accordo – ha detto – ci sarà una Stazione Unica Appaltante che controllerà le forniture, facendo risparmiare un sacco di soldi, e soprattutto molti direttori generali e colletti bianchi in meno, perché ai calabresi non interessano le cariche o le commissioni, ma investimenti su prestazioni e servizi, che si potranno realizzare con le economie di spesa che deriveranno dall’entrata in vigore dell’azienda sanitaria regionale unica».