di Gianfranco Cordì
Pasquale, ciao
tu umile contadino di Samo che sei diventato un eroe della democrazia, ci lasci oggi e non ci lasci. Tu, la cui storia di calabrese testardo e attivo si è intrecciata con la grande storia – quella che i giornalisti scrivono con la “s” maiuscola. Ci lasci oggi e non ci lasci perché ancora tanto abbiamo da imparare da te.
Pasquale “ciao” come cantava “Bella ciao”: cosa possiamo ricordare di te? Cosa ci lasci? Cosa hai impresso nei nostri cuori? Il senso di un esempio e di una storia personale limpida e cristallina.
Il senso di avere lottato sempre “dalla parte giusta”. Il senso della lotta, del conflitto (mondiale), della contesa e dell’opposizione nella quale, come diceva Antonio Gramsci, non si può essere indifferenti: “si deve prendere parte”. Si deve essere partigiani. Malerba, ciao, “Fischia il vento infuria la bufera”: scarpe rotte eppur si deve andar: con le scarpe rotte da un piccolo comune della fascia jonica della Calabria a fare la “storia”, a restaurare la “democrazia”, a sconfiggere l’odio, l’intolleranza, la xenofobia, il razzismo. Nella vita si deve sempre “prendere parte”, Pasquale – che oggi ci hai lasciati e non ci hai lasciati – si deve prendere parte sperando che la nostra scelta sia quella “giusta”. Pasquale, con le scarpe rotte (i calandreglij) a scrivere la storia di questo Paese (martoriato da due guerre mondiali): ci lasci nudi, inermi e crudelmente disarmati di fronte a un evento (la morte) che è ineluttabile. Ma il fatto che una cosa sia ineluttabile non è detto che sia anche giusta.
Tu invece, Pasquale: avevi forte il senso della giustizia e delle ingiustizie che stava subendo il nostro Paese. Tu invece Pasquale avevi forte il senso dell’eguaglianza e infatti ti ha telefonato Sergio Mattarella e tu gli hai parlato da pari a pari. E lui da pari a pari con te. Tu Pasquale avevi dentro di te il senso della “libertà”. Come recita la canzone “Bella ciao”: “E questo è il fiore del partigiano morto per la libertà”. Non per un interesse personale, non per dimostrare chissà cosa al mondo, ma morto per la “libertà”. Che insieme all’uguaglianza e alla fraternità sono il grande lascito della Rivoluzione Francese. Ciao Pasquale ciao: oggi tu non ci lasci perché noi abbiamo avuto la fortuna di conoscerti e di starti accanto e di scrivere insieme a te un pezzetto della nostra vita.
E non ci lasci non perché sei stato un eroe o perché hai lottato “dalla parte giusta” ma perché di fronte al male (alla sofferenza, al dolore, alla paura – come in questi tempi di Covid-19) ci hai insegnato il dovere di resistere. Il dovere morale di opporci alle cose che non vanno bene. Il sentimento di una moralità che mai si estingue e che comanda indomita fino a 99 anni. E anche di più.
Ciao Pasquale, “Ora e sempre Resistenza”!
La telefonata di ringraziamento del Pres. Mattarella al Partigiano Pasquale Brancatisano