di Simona Ansani
L’efferato omicidio di Giulia Cecchettin ha smosso nelle donne quel coraggio da troppo tempo anestetizzato, all’indomani dei suoi funerali le telefonate di denuncia per violenza domestica, stalking e violenza di genere sono aumentate e le forze dell’ordine in queste settimane hanno avviato una serie di fermi e denunce nei confronti di chi a modo suo ha detto di amare la vittima.
E allora dopo la terribile tragedia di Giulia, tutto cambia, le donne in silenzio non voglio stare. Certo la strada da percorrere è ancora lunga, serve sostegno concreto da parte dei centri antiviolenza, dei servizi sociali, dei tanti psicologi e psicoterapeuti pronti ad ascoltare chi ancora questo coraggio non lo ha, serve più tutela, perché la donna deve sentirsi al sicuro dopo aver dato l’allarme e denunciato quel mostro. Già da diversi anni i vari talk show descrivono quell’uomo che potrebbe far del male, un soggetto narcisista patologico, che deve a tutti i costi avere sempre l’attenzione su di sé, che si manifesta sicuro, ma profondamente insicuro nei rapporti con gli altri, che sceglie sempre le sue amate con determinate caratteristiche.
Lui vuole una donna da poter manipolare facilmente, da farla vivere nel continuo senso di colpa, da poter gestire le relazioni che lei ha con la famiglia, che piano piano sarà allontanata dal rapporto di coppia, gli amici che finirà per non vedere e sentire più, il mondo della sua compagna, fidanzata o moglie, dovrà essere un mondo fatto solo a due. Il “mi fa sentire il centro dell’universo” piano piano diventa una stretta gabbia, con limitazioni del tipo, “ma perché vai in palestra non hai bisogno tu”, “non andare domani alla cena con le tue amiche, avevo in programma di uscire con te”, “non mi piace come ti vesti, è troppo corta quella gonna, poi ti guardano tutti”. Qualche esempio solo per capire donne, che da questi atteggiamenti dovete scappare, perché chi ragiona in questo modo non lo fa perché vi ama e perché voi siete speciali, ma solo perché questo soggetto così apparentemente sicuro di sé, ha nel suo essere un disagio che manifesta con i divieti e poi con la violenza.
Ancora oggi ci sono uomini, per fortuna non tutti, ma i fatti di cronaca sono agghiaccianti, che pensano che la donna sia “cosa loro”, e spiano i loro profili social, vanno a vedete chi ha messo un like, un commento, rimarcando sotto allo stesso una sorta di scritta che faccia capire che “lei è mia”. Ancora oggi c’è chi pensa che la donna sia qualcosa da sottomettere, e non un cervello pensante, che dal ’60 in poi si è fatta largo in una società prettamente maschilista, ricoprendo cariche di eccellenza, facendo lavori anche tipicamente maschili, andando persino sullo spazio.
Oggi le donne, e ci piacerebbe che vivessero tutte questa condizione, lavorano, guadagnano, portano a casa uno stipendio e hanno conquistato la loro indipendenza. Sono libere di scegliere, di sbagliare, di programmare un viaggio, una spesa da affrontare, e anche un figlio. Questo vi spaventa cari uomini, voi che ancora pensate di vivere con la clava sulla spalla, che uscite di casa presto perché dovete procacciare cibo da portare nella caverna. Rendetevi conto che quel periodo storico è solo un ricordo da leggere, nel 2023 sui libri di scuola.
Cari uomini, vi piacciono le donne in carriera, che contribuiscono alle spese e alla gestione economica familiare, ma poi le volete far diventare delle disperate housewife. Portate rispetto, e soprattutto iniziate ad amarvi di più, a non vedere nell’altro essere di sesso maschile un potenziale rivale, amate le vostre donne, perché è da una donna che siete nati e grazie a una donna diventerete genitori.