ROCCELLA JONICA – Niente volti distrutti e affaticati dai lunghi giorni in mare. Niente donne e piccoli bambini aggrappati alle loro gonne coloratissime. Lo sbarco di questa notte a Roccella Jonica, fa riflettere su un popolo, con una gran forza d’animo, pronti a tutto, per raggiungere le mogli e i genitori, già in Germania, Francia o Inghilterra. I sessantasette uomini, che durante la notte hanno vagato in giro per il paese e lungo la 106, di stare in Calabria non ci pensavano proprio. Come sempre questa terra, è solo una meta provvisoria, un passaggio obbligato, non scelto e neppure condiviso dagli immigrati che pagano tanti soldi, anche duemila euro a testa, per poi ritrovarsi controllati a vista dalle Forze dell’Ordine, in un centro accoglienza, provvisorio come quelle dell’ex scuola elementare di Via Carrera, ora sede della locale Protezione Civile “Aniello Ursino” o nel centro accoglienza di Crotone o della Puglia. Fra i sessantasette, molti dei quali appena maggiorenni, c’è un bambino, di nove anni, accompagnato dal suo papà. Loro dovevano raggiungere l’Inghilterra, perché la mamma insieme agli altri fratellini vive già li, la loro storia probabilmente è diversa da quella dei sessantasette immigrati di questa notte, per la donna il futuro e il destino è stato più clemente, la fortuna le è stata amica. All’una in punto, come in ogni famiglia che si rispetta, si sono seduti tutti composti, nell’ex corridoio della scuola elementare, per pranzare. Pasta al forno, pollo e patatine, ecco cosa prevedeva il menù. E a guardarli bene, sembrava quasi una festa, c’è chi parlava con il compagno di avventura sedutogli a fianco, chi scambiava qualche battuta e poi scoppiava a ridere e chi, il più piccolino, si guardava intorno con aria sbarazzina, quasi a voler carpire dai nostri sguardi perché eravamo tutti li, a controllare un movimento o aspettare che qualcuno ci facesse cenno per scambiare una parola con loro. Poi si dirigono fuori nel cortile, e li iniziano a chiedere qualche sigaretta. Ridono, scherzano, guardano noi giornalisti come se volessero comunicarci qualcosa, o probabilmente è solo la nostra impressione, perché con noi non hanno molta intenzione di parlare. Alcuni, stanchi di stare seduti nel giardino o su qualche scalino, chiedono ai volontari della Protezione Civile “Aniello Ursino” e di Save the Children di voler andare a riposare sul letto, nelle stanze dove fino a qualche anno fa c’erano i bambini con i loro libri e banchetti, oggi invece adibiti a grandi camerate, un po’ come gli stanzoni del militare. Ma devono attendere ancora un po’, perché i letti devono essere ben sistemati. Trascorreranno qualche giorno qui a Roccella, forse qualche settimana, poi per loro il futuro sarà ancora incerto, un nuovo centro di accoglienza spalancherà le porte per ospitarli, ma i sessantasette uomini, hanno immaginato un futuro diverso, un futuro migliore che in questa Italia non possiamo offrirgli.
SIMONA ANSANI