DI SEGUITO LA NOTA UNITARIA DEI SEGRETARI TERRITORIALI DI CGIL-CISL-UIL:
La Giunta regionale ha deliberato la richiesta al Governo di dichiarazione dello stato di emergenza, in relazione agli eventi calamitosi derivanti dalla diffusione di incendi boschivi che stanno interessando il territorio della Calabria. Forse con un pizzico di ritardo, considerata la gravità della situazione che si trascina da oltre dieci giorni, ma la deputazione parlamentare reggina, si attivi con risolutezza con proposte ed interventi mirati alla ripresa delle aree colpite, dal punto di vista ambientale ed economico. Una mobilitazione partita in ritardo forse perché sottovalutata la gravità della situazione. Ma adesso occorre celerità, uomini e mezzi per far fronte ad un disastro senza precedenti per la nostra terra. La mano delittuosa dell’uomo ha causato cinque morti, di uomini e donne che, nel tentativo di salvare le proprietà di famiglia o gli animali da allevamento, hanno pagato il prezzo più alto per aver tentato di salvare i sacrifici di una vita. Auspichiamo che le autorità rintraccino e perseguano i responsabili di questo attentato alla comunità civile e al patrimonio paesaggistico e culturale del nostro Aspromonte. Cuore ferito di una Calabria devastata.
Ovvio è, che il Governo non è esente da colpe considerato che nel 2017 decise di sopprimere il Corpo forestale dello Stato, trasferendo soltanto al corpo dei Vigili del fuoco l’onere dello spegnimento degli incendi, peraltro senza nulla prevedere per l’attività e la formulazione di una strategia di prevenzione. Per non parlare della gestione della flotta di canadair appartenente allo Stato italiano, la quale è stata affidata a società private, sconfessando un principio politico di prim’ ordine, ossia l’ affidamento di una delicata funzione pubblica a dei privati. Sicurezza e salvaguardia ambientale devono essere in capo allo Stato e non a delle aziende!
Oltre a questi errori strategici relativi alle politiche di pianificazione prevenzione incendi, è opportuno ribadire che manca un piano regionale straordinario Forestazione, attraverso il quale si sarebbero dovute attivare le procedure per un livello occupazionale adeguato di operai forestali che avrebbero garantito interventi propedeutici ad evitare questa terribile devastazione di intere aree verdi, parchi naturali e interi ecosistemi.
Un dramma senza precedenti che sta scuotendo la comunità del Parco nazionale dell’Aspromonte, con le sue famiglie, i suoi imprenditori e i comuni che all’interno della grande area naturalistica insistono e costruiscono la loro identità. Il loro grido di dolore arriva dritto al cuore, perché si ha la terribile sensazione che con i boschi stia bruciando un pezzo del presente di tutti coloro che per e nell’Aspromonte, vivono e progettano il proprio. Ammirevole l’immane sforzo di Vigili del fuoco, di volontari, delle forze dell’ordine e dei sindaci che stanno combattendo la battaglia più difficile: impedire la propagazione delle fiamme. Ma senza l’aiuto di mezzi e strumenti adeguati ad un’emergenza nazionale, la situazione di criticità difficilmente rientrerà; rischiano di bruciare borghi, paesi interi e gli alberi più antichi dell’ecosistema aspromontano. E la paura rischia di prendere il sopravvento, nel vedere habitat distrutti, aziende ridotte in cenere, famiglie dilaniate da morte e disperazione. La rivoluzione culturale per una terra perduta non basta. Contro delinquenti e sciacalli serve la mano dura di uno Stato capace di assicurare alla giustizia i responsabili di veri e propri attentati. Mentre per l’approssimazione e l’incapacità amministrativa di chi avrebbe il compito di intervenire in materia di prevenzione e strategia conservativa dei Parchi e delle aree verdi, patrimonio ambientale, economico e culturale della collettività, penso che l’inibizione dai pubblici uffici sarebbe cosa buona e giusta.