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di Redazione
REGGIO CALABRIA- Tiene banco ancora la vicenda dell’ inchino della statua della Madonna di Oppido Mamertina davanti casa di un presunto boss durante la processione del due luglio scorso. Un episodio che ha suscitato, oltre a un’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, un caos mediatico senza precedenti, tanto da indurre il vescovo di Oppido-Palmi a sospendere lo svolgimento di tutte le processioni della sua diocesi. Sul punto è intervenuto, a gettare acqua sul fuoco, il presidente della provincia Giuseppe Raffa
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Di seguito il sui intervento integrale
“La Calabria ha bisogno di un esorcista per scacciare i potenti demoni del sospetto e delle paure e quei maligni che oscurano l’immagine di una terra ostaggio di certi stereotipi che la indicano come il regno del malaffare, della violenza, della maledizione, dell’odio e della prevalenza dell’antistato sulle regole della civile convivenza. La Calabria non è certo una terra tranquilla, ma neanche quel ghetto in cui confinare due milioni di abitanti.
In questi giorni un sentimento d’indignazione attraversa la società calabrese con ripercussioni globali per via del presunto inchino della statua della Madonna in direzione dell’abitazione di un presunto boss. Ma è un’indignazione a senso unico: forse finalizzata ad accreditare il sospetto dell’esistenza di un forte e inscindibile legame tra ‘ndrangheta e Chiesa. Gli ‘ndranghetisti sono pochi, una minoranza rispetto alla moltitudine di quanti facciamo parte della Chiesa. Un bombardamento mediatico con l’uso di messaggi che, forse, tendono a dimostrare che la religiosità popolare, le processioni e certe funzioni sacre siano lo strumento per la legittimazione sociale dei cosiddetti ‘don’. In alcuni casi può anche essere vero, ma senza inconfutabili certezze si rischia solo di provocare gravissimi danni sia all’immagine sia alla dignità di interi contesti socio-culturali e religiosi dai comportamenti ineccepibili, sia sul versante civile, sia su quello etico. Anche su questo bisogna essere garantisti e non ‘condannare’ a priori, criminalizzare prima dell’accertamento dei fatti che devono essere letti anche rispetto a tradizioni, a gesti che si ripetono nel tempo e nati ancor prima di certe presenze che oggi fanno discutere.
Chiesa e Stato, ognuno nel proprio ambito di competenze, devono collaborare per bonificare quelle comunità in cui, a volte, sacro e profano appaiono la stessa cosa. Entrambe le istituzioni hanno come obiettivo il bene comune e la giustizia sociale. Gli strumenti esistono, vanno solo utilizzati al meglio: legge e Vangelo non sono in antitesi. Il messaggio di Cassano allo Ionio di Papa Francesco, la scomunica agli ‘ndranghetisti, oltre che un significato etico ha anche un grande valore legale. E se l’obiettivo è comune, allora ci chiediamo perché alcuni rappresentanti delle istituzioni, della stampa, della cosiddetta società civile, di alcune forze politiche alimentano certi sospetti e contribuiscono ad offuscare l’immagine di una terra fragile socialmente e alle prese con i suoi atavici mali, primi fra tutti disoccupazione e sottosviluppo? Occorrono cautela, realismo, responsabilità che ci aiutino a capire i fenomeni e non assumere decisioni semplicistiche e affrettate come la sospensione delle processioni di un’intera diocesi. Non togliamo a questa terra anche la speranza e gli strumenti che rafforzano la fede e le radici cristiane che sono il collante contro il relativismo e la disgregazione sociale. La religiosità dell’uomo è cosa diversa dalla fede che tuttavia s’incontrano nei riti della pietà popolare. La qualcosa è avvenuta anche ad Oppido Mamertina, così come a San Procopio: due centri dove, in prevalenza, abitano e operano persone perbene che non meritano, assolutamente, di essere sospettate di comportamenti ostili alla legge e alla morale. Dopo il clamore mediatico è difficile dimostrare il contrario, anche se tutto dovesse ridursi a un semplice equivoco. E soprattutto chi restituirà ai cittadini onesti di Oppido Mamertina, ma anche a quelli di altri centri calabresi, quell’onore messo in dubbio dalle analisi affrettate di quanti continuano nel tentativo – amplificato dai giornali, tv, Facebook e Twitter – di espropriare dalla fede intere comunità già duramente provate dalla politica di spoliazione del territorio portata avanti dal Governo centrale in nome della politica del rigore”.