R. & P.
Ciclicamente torna in auge il dibattito sul Ponte sì, ponte no. Io sono per il ponte sì…ma a determinate condizioni. Il ponte è il cappello, la ciliegina sulla torta, il compimento di un’opera che deve partire dalla situazione infrastrutturale delle zone prossime al ponte. Perché non ci si veste la mattina mettendo il cappello e rimanendo in mutande, come non serve la ciliegina quando non esiste la torta.
Se invece il ponte fosse l’opera finale che arriva dopo, o in sincronia con l’ammodernamento della SS106 avrebbe un senso. Se il ponte facesse parte di un disegno complessivo che includesse l’ammodernamento della linea ferroviaria Jonica, la SS106 e la costruzione, finalmente, della trasversale Bovalino Bagnara, sarebbe un segnale inequivocabile di cambiamento di prospettiva di sviluppo complessivo di una delle aree più depresse di tutto il Meridione: la Locride e le zone ad essa limitrofe. Invece così sembra il solito annuncio sensazionale sparato lì giusto per non sembrare i soliti “signor no” che vogliono sempre bloccare tutto.
Per la Locride, come per tutta la fascia Jonica da Locri a Reggio, la costruzione del ponte senza prima gli interventi che ho citato sopra, sarebbe davvero la pietra tombale per il Turismo in questa zona, bellissima quanto deturpata, violentata e abbandonata. Non ha senso, quindi, un’opera faraonica se poi per raggiungerla bisogna prima percorrere un’arteria, l’unica, la SS106, la strada più lenta e pericolosa d’Italia, la più inquinante per i centri abitati che interessa direttamente nel suo tragitto, o doverci arrivare con le vetturine diesel sul binario unico della linea Jonica. La fascia Jonica ha un entroterra tra i più ricchi di storia e Cultura con i borghi dell’Area Grecanica, con siti archeologici di assoluta importanza come Locri, Bianco e tanti altri che sarebbe lungo citarli tutti. Non è concepibile tanta ricchezza Culturale resa quasi inaccessibile al mondo intero.
Se l’autostrada dalla parte Tirrenica porta al ponte sullo stretto, la Sicilia può prepararsi a ricevere buona parte del Turismo Culturale e balneare del Sud, mentre la fascia Jonica creperà di arretratezza e mancanza di infrastrutture adeguate. Se invece si iniziasse a ragionare compiutamente anche dalle nostre parti, la Calabria potrebbe davvero tornare ad essere la meta più ambita per i turisti di ogni interesse. Culturale, balneare, amanti della montagna, del Trekking etc, etc, etc. Perché qui la Natura ha pensato a tutto, mentre i suoi abitanti a quasi nulla di ciò che andava realizzato.
Spero, dunque, che si approfitti di questa grande possibilità che ci viene data attraverso i fondi Europei per cominciare a ragionare in termini di sviluppo omogeneo e non di cattedrali nel deserto. Perché il deserto in un Paese dell’Occidente, un Paese tra i fondatori dell’Europa, è da intendersi tale laddove non vi è Sanità all’altezza di un Paese progredito; laddove la propria Cultura, la propria Storia, la propria caratteristica ambientale non sono valorizzate. Ecco, lì è il deserto dell’Occidente.
Pietro Sergi
Responsabile Organizzativo Metropolitano L’Italia del Meridione.