di Antonella Scabellone
LOCRI- Seconda udienza, questa mattina, davanti al Tribunale penale di Locri (presidente Amelia Monteleone), del processo a carico di Rosy Canale, la fondatrice, nonché presidente, del “Movimento delle Donne di San Luca” imputata a seguito dell’operazione denominata Inganno che ha portato al fermo, nel dicembre 2013, di sei persone tra cui l’ex sindaco di San Luca Sebastiano Giorgi.
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Il collegio era chiamato a decidere della eventualità di riunire la posizione di Antonio Nirta, classe 56, che nell’operazione Inganno è accusato del reato di intestazione fittizia di società, e che insieme alla Canale ha deciso di essere giudicato con rito ordinario, a quella che vede lo stesso imputato coinvolto nel processo denominato “Italia che lavora” dove risponde del reato di associazione mafiosa. La richiesta di riunione dei due procedimenti formulata alla scorsa udienza dal difensore di Nirta, l’avvocato Calabrese, è stata accolta dalla Corte e, pertanto, l’imputato sarà giudicato separatamente dalla Canale la cui posizione è stata stralciata.
In apertura l’avvocato Vincenzo D’ascola nell’interesse della Canale si era opposto alla riunione dei due procedimenti per la sua assistita chiedendo la separazione della posizione della stessa da quella di Nirta chiamato a rispondere nel processo già pendente anche del reato associazione mafiosa. L’avvocato D’Ascola ha chiesto anche in via preliminare che venisse dichiarata l’incompetenza territoriale del Tribunale di Locri in favore di quello di Reggio Calabria dove i reati contestati all’ex paladina dell’antimafia si sarebbero consumati con l’assegnazione delle somme da destinare alla ludoteca di San Luca. Eccezione su cui il Tribunale scioglierà la riserva alla prossima udienza fissata per il 13 novembre.
Rosy Canale è accusata di truffa e malversazione per avere utilizzato parte dei finanziamenti elargiti dal Ministero della Gioventù, dalla Presidenza del Consiglio Regionale della Calabria, dalla Prefettura di Reggio Calabria e dalla Fondazione “Enel Cuore”, destinati alla gestione di un bene confiscato alla cosca Pelle alias “Gambazza” di San Luca da adibire a ludoteca, per finalità esclusivamente private, tra cui l’acquisto di un’autovettura, di mobili e di arredamento per la propria abitazione, con grave nocumento per lo Stato, anche di natura patrimoniale derivante dal mancato sfruttamento del bene confiscato.
E intanto comincia a definirsi lo scenario degli enti ed associazioni che ritenendo di essere stati danneggiati dall’ex presidente del Movimento Donne di San Luca hanno deciso di costituirsi parte civile.
Questi al momento sono: la Regione Calabria (avvocati Aroi e Mancuso), la fondazione Enel cuore (avvocato Siclari) e la ditta Rocca Felice (Avvocato Catanzariti). Quest’ultima avrebbe eseguito lavori di ristrutturazione dei locali adibiti a sede del Movimento della Canale senza essere retribuita. Al momento tra le costituzioni di parte civile non risulta né quella del Comune di San Luca e né della Prefettura di Reggio Calabria