di Redazione
Dimenticatevi per una sera le piazze stracolme. Un Mimmo Cavallaro così non l’avete mai visto né sentito. I bagni di folla hanno lasciato spazio all’introspezione nella cornice che più intima non si può della sala Calliope della Mondadori di Siderno. Il re della taranta si è aperto come raramente è accaduto nel corso della sua carriera dialogando con la giornalista Maria Teresa D’Agostino davanti ad un uditorio rapito dal live acustico del re della taranta, accompagnato dal suo fido compagno di avventure Andrea Simonetta.
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Il leader dei Taranproject ha ripercorso le tappe più significative della sua storia musicale. «A 14 anni – spiega – già vivevo da solo, con la mia chitarra a farmi compagnia. Arrivavo dalla campagna e per me Caulonia sembrava una città. Grazie alla musica ho superato le mie timidezze suonando per il coro parrocchiale». In quelle corde tuttavia si percepiva qualcosa di diverso dai canti clericali. «Ascoltavo da mia madre le canzioni della tradizione, i cui testi mi hanno appassionato da subito. Per fare questo tipo di musica c’era bisogno di qualcuno che suonasse la musica popolare non alla maniera dei gruppi folkroristici. Mi colpì un ragazzo di Caulonia che veniva dalla Germania, Fabio Macagnino. Il primo gruppo lo formai con lui ma subito venne la necessità di allargare la famiglia musicale». Nacquero così i Folìa «Con i quali – ha proseguito Cavallaro – ho partecipato ad Arezzo Wave». Da lì l’incontro con il suo pigmalione Eugenio Bennato. «Sono gli anni dei Taran Khan, a cui si uniscono anche Stefano Simonetta e Francesco Loccisano. Bennato da subito ha trovato interessante il nostro progetto fino a diventare per noi una guida». Si va verso una musica popolare colma di ricerca e sperimentazione, di cui Cavallaro diventa presto un forte megafono. La nascita dei Taranproject e il primo “Sona battenti tour” costituiscono la svolta della sua carriera. I comitati festa e le pro loco cittadine farebbero carte false per aggiudicarselo. E che sia inverno o estate cambia poco. Il “Sona battenti tour” ha collezionato oltre cento serate nel corso del 2009 con una media di oltre cinquemila spettatori ad ogni sua esibizione. Entusiasti e mai sazi, neanche dopo due ore di live vissute senza un attimo di respiro. Facile quando hai nel tuo repertorio brani come “Spagna”, “Mulinarella” e “Primavera Spampinata”, quest’ultima ispirata da un testo di Pasquale Cavallaro: «Leggendo il suo libro sulla Repubblica Rossa di Caulonia – ha raccontato l’altro Cavallaro – rimasi colpito da una poesia d’amore molto intensa e carica di sentimento. Presi la chitarra e il resto lo lascio immaginare a voi».