Una personalità di spicco, quella di Beckenbauer, considerata in ogni consesso calcistico di rilievo al punto da meritarsi da Pelè, nel 2004 l’inserimento nella cosiddetta “Fifa 100”, ossia la lista dei 125 migliori calciatori viventi, così come nel 2020 meritò l’inserimento in qualità di migliore difensore centrale di tutti i tempi nel “Dream Team Pallone d’Oro” – lui che ne aveva vinti due, da difensore, in tempi in cui era davvero molto difficile affermarsi per quel ruolo, nel 1972 e nel 1976. Unico “neo” l’avere fortemente voluto che il Mondiale 2006 si disputasse in Germania.
di Antonio Baldari (foto fonte La Gazzetta dello Sport)
Per tutti era “Kaiser” Franz, l’unico che potesse vantare questo titolo nel mondo della pedata. Perchè Franz Beckenbauer era davvero un “grande”, quando si vuole definire qualcuno di una portata fuori dal comune, e lui lo era, fuori dagli schemi, fuori dalla portata di un calciatore, difensore centrale in particolare ma a modo suo, con un marchio unico ed irripetibile.
Con la Germania degli anni Settanta si è issato sul palcoscenico continentale e mondiale vincendo praticamente tutto quello che c’era da vincere, con quel suo modo di essere difensore, interpretandolo a modo suo, in un certo qual modo il “battitore libero” che non vagava più venti centimetri dietro lo stopper, a chiudere la difesa, ma che sapeva proporsi per quel suo modo nuovo di essere aggiunto alla squadra quale vero e proprio “regista”.
Un facitore di giuoco, uno dai piedi molto buoni, quasi sopraffini, che gli sono valsi una serie interminabile di trofei da calciatore prima, da allenatore dopo e da dirigente al culmine della carriera, particolarmente quale presidente onorario del Bayern Monaco, dove egli è cresciuto, rimanendo legato a quei colori, dalla metà degli anni Sessanta, e per quasi tre lustri.
Una personalità di spicco, quella di Beckenbauer, considerata in ogni consesso calcistico di rilievo al punto da meritarsi da Pelè, nel 2004 l’inserimento nella cosiddetta “Fifa 100”, ossia la lista dei 125 migliori calciatori viventi, così come nel 2020 meritò l’inserimento in qualità di migliore difensore centrale di tutti i tempi nel “Dream Team Pallone d’Oro” – lui che ne aveva vinti due, da difensore, in tempi in cui era davvero molto difficile affermarsi per quel ruolo, nel 1972 e nel 1976.
Anche da dirigente si è fatto valere tantissimo al punto da meritarsi, mettiamola così, delle non più di tanto velate critiche quale presidente del Comitato organizzatore per il mondiale 2006 – vinto dall’Italia – che, secondo i più, aveva fortemente voluto che si disputasse nella “sua” Germania, forse un piccolo neo nella gloriosa storia di un uomo che rimarrà nell’Olimpo dei più grandi di sempre.