di Francesco Tuccio
Non è bastata la prima mareggiata del 1° dicembre 2013, né le successive e l’ultima di questo inizio mese. Non sono bastate le puntuali proteste e segnalazioni dei cittadini di Monasterace. Non sono bastati il tam tam sul web, gli articoli dei giornali, le notizie dei media nazionali, regionali e locali. I lavori per la protezione del tempio dorico, dei mosaici definiti unici, degli scavi dell’antica Kaulon non sono partiti.
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Eppure pareva tutto fatto. Finalmente l’opinione pubblica indignata aveva raggiunto il risultato agognato. Il corpo del defunto era ancora caldo, i flutti avviluppavano il fronte del piccolo lembo di terra prospiciente sul mare, manciata dopo manciata la sabbia veniva risucchiata, le pietre bianche, scalfite da 2500 anni, cadevano rovinosamente sulla battigia e la Provincia, la Sovrintendenza, il Ministero dei beni e delle attività culturali strombazzavano ai quattro venti di avere destinati finanziamenti e progetti per difendere in via definitiva il parco archeologico dalle prossime mareggiate. Per convincere della serietà dell’annuncio avevano pure indicato, con il tono solenne della gravità e dell’urgenza assolute, la data di inizio dei lavori: 10 febbraio 2014.
Troppo tardi: è stata la constatazione, amara e generalizzata, e qualcuno, dimentico della politica delle promesse mai mantenute, ci aveva pure creduto. Ma è risaputo che il lupo cambi il pelo e non il vizio. Il vizio della destra e della sinistra passando per il centro. Il vizio di un ceto politico privilegiato, ricco di prebende e povero di idee, incapace di far fronte alle urgenze e ai drammi della Calabria, della quale Kaulon (e non solo) è divenuta il simbolo più alto della distruzione del suo nobile passato e del futuro delle sue giovani generazioni.
Per fortuna, a Monasterace non tira vento di rassegnazione. Avendo constatato lunedì scorso l’assenza di ruspe, camion e scavatori per iniziare i lavori, i cittadini si sono subito costituiti in Comitato Civico Popolare che si affianca al gruppo Fb “Monasterace nel cuore”, divenuto epicentro della battaglia condotta sul web. Il loro promotore e portavoce, Gianpiero Taverniti, dichiara: ”mi auguro che intervengano a tutelare senza temporeggiare più, anche perché il precedente temporeggiamento dopo il ciclone nettuno, ha portato maggiori danni al tempio che non sarà mai più come prima. Quindi attendiamo un intervento celere e risolutivo per tutelate la nostra area e il tempio già danneggiato.”
Ora il mare è tornato calmo, ci regala albe e tramonti d’incanto, il cielo trabocca di gigantografie che soltanto il sole invernale sa pennellare, le onde giocose ridacchiano impietose tra quel ridicolo fortino di sassi che si sarebbe dovuto opporre alla loro forza incontenibile, e le istituzioni preposte tacciono: speriamo, affogate nel silenzio della loro vergogna.