di Francesco Tuccio
CAULONIA – Che si stessero per cambiare le cosiddette carte in tavola era nell’aria. Nel’aria pesante dello scirocco e consueta degli annunci colpevolmente disattesi e caratterizzanti il rapporto sordo e includente tra chi governa e chi è governato.
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Ricordiamo tutti che questo inverno, nel periodo dicembre/febbraio, il parco archeologico di Kaulon, polis magno greca stretta tra le due consorelle più potenti e in conflitto perenne di Croton e Locri Epizefiri, è stato più volte aggredito e in parte fagocitato dai flutti delle mareggiate. Il clamore è stato grande e diffuso, e sotto la spinta mediatica e di una opinione pubblica adirata, quando le onde tempestose tornavano a rifluire placate, l’Amministrazione provinciale e la Soprintendenza (il 5 febbraio c. a.) con un comunicato congiunto rassicuravano di disporre dei finanziamenti e del progetto per la messa in sicurezza definitiva dell’esile terrazzo su cui è stata rinvenuta parte del ricco complesso di età ellenica. Si trattava di prolungare ed elevare una barriera di scogli appena accennata in precedenza. Tuttavia, dopo anni di disattenzione insipiente, nel tentativo di recuperare credibilità ed efficienza, indicavano finanche la data di inizio dei lavori per il 10/02/2014.
Naturalmente, ad oggi, dopo più di due mesi, non è accaduto nulla, tutto è fermo all’anno zero. Quel che è cambiato è il ribaltamento della scala delle priorità. Infatti, la Sopraintendenza ha fatto sapere che i 300.000 euro assegnati dal Ministero dei Beni delle Attività Culturali e del Turismo saranno destinati al recupero degli elementi del tempio insabbiati ed alla risagomatura e consolidamento del terrazzo del sito. Si parla di affidamenti di consulenze e di progetti. Ma se il danno è pervenuto dal mare, il buon senso e la logica elementare vorrebbero un intervento prioritario a difesa del terrazzo dalle mareggiate e successivamente alla sua ricostruzione e riposizionamento delle pietre scalfite crollate, specie se non vi sono le risorse bastevoli per risolvere entrambe le esigenze.
Siamo al film dell’assurdo già visto, del gigantismo delle opere incompiute, della spesa ripetuta e sprecata, delle decisioni sbagliate. E stupisce il silenzio della ministra Lanzetta, ex sindaca e residente nel comune di Monasterace dove sorge il sito. Abbiamo apprezzato il suo impegno nel rimettere in moto le questioni inerenti alla Ionica, ma non possiamo non rilevare che fa parte di un governo che sulla questione della spesa ne sta facendo una ragione di vita e di cambiamento, volendone tagliare gli elementi di privilegio, di spreco e di inefficienza per trasferire risorse ai consumi e alla ripresa produttiva, colmare gradualmente le falle di una democrazia squilibrata ed avvertita iniqua dalla sua base popolare. E stupisce che importanti gangli dell’amministrazione pubblica, come la Soprintendenza, non si sentano attraversati dalle tensioni di questa fase, pensino di vivere su un’isola felice senza rendere conto a nessuno degli impegni assunti e delle decisioni sbagliate.
Comprendiamo meglio come e perché da un patrimonio inestimabile la Calabria non riesca a cavare un ragno dal buco.
P.S. La foto aerea che accompagna questa breve riflessione, è tratta dalla pubblicazione “Kaulonia, Caulonia, Stilidia (e altro), Edizioni Normale 2011. Risale al 2010 e mostra un’esile striscia di spiaggia già erosa, il pericolo imminente che tutti hanno lungamente ignorato.