LOCRI – Killer venuti direttamente dalla Sicilia per sterminare “gli scissionisti”, i fratelli Salvatore e Agostino Salerno. Assoldati dal clan Commisso grazie ai buoni rapporti con la mafia siciliana. Il dato emergerebbe da un’intercettazione ambientale datata 28 dicembre 2006 riportata oggi, davanti al Tribunale di Locri, dal maggiore Mucci, chiamato a deporre come teste dell’accusa nel Processo Recupero che vede alla sbarra 54 persone ritenute appartenenti a vario titolo al clan Commisso di Siderno.
L’intercettato è Nicola Romano, tratto in arresto lo scorso mese di novembre nell’ambito dell’operazione “Sagezza” perchè ritenuto capo indiscusso del “locale” di Antonimina. Romano fa un parallelismo tra i delitti dei fratelli Salerno, avvenuti nel 2006 a breve distanza l’uno dall’altro, e la strage di Natale, a San Luca, nel dicembre dello stesso anno, in cui perse la vita Maria Strangio, moglie di Gianluca Nirta. L’intercettato evidenzia la diversa organizzazione, a suo parere, dei tre delitti avvenuti, l’uno, quello di San Luca, per mano locale; gli altri due, quelli di Siderno, con l’intervento di killer “forestieri”. L’asse Commisso-Sicilia a detta del Maggiore Mucci troverebbe conferma anche in altri episodi, tra cui il sequestro di alcuni pizzini nel carcere di Nuoro a un pregiudicato trapanese. Biglietti in cui si parlerebbe della lavanderia di Giuseppe Commisso detto “u mastru” con indicazioni precise su come raggiungerla. In un’altra intercettazione, data febbraio 2008, il presunto capo del locale di Antonimina torna sui delitti Salerno (che evidentemente avevano avuto una vasta eco negli ambienti locali), commentando con un altro interlocutore, tale Giovanni Maisano, il tentato omicidio, avvenuto nel 2007, del terzo dei fratelli Salerno, Vincenzo. “Li hanno distrutti” –sottolinea Romano alludendo alla presunta spedizione punitiva ordita dal clan Commisso a danno dei fratelli “dissidenti”. Nel corso della sua deposizione il maggiore Mucci ha anche riferito delle numerose intercettazioni telefoniche e ambientali che riguardano l’ex sindaco di Siderno, Alessandro Figliomeni. Sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti, oltre all’attività amministrativa dell’ex primo cittadino (nello specifico la gestione degli appalti, i lavori pubblici e i rapporti con i creditori dell’ente), le sue frequentazioni, in particolare i rapporti considerati più o meno stretti con soggetti ritenuti appartenenti al clan Commisso di Siderno. Particolare interesse ha rivestito poi per gli investigatori il “gran rifiuto” del Comune di costituirsi parte civile nel proccesso per l’omicidio dell’imprenditore Gianluca Congiusta. Di questo si parla in parecchie telefonate tra l’ex primo cittadino e vari interlocutori, conversazioni spesso concitate soprattutto dopo che il quotidiano regionale diretto da Paolo Pollichieni pubblica in prima pagina, il 29 dicembre del 2007, la notizia che suscita scalpore. Per gli avvocati del comune l’ente non ha subito un danno da quel fatto per cui non ci sono i presupposti per costituirsi parte civile. La deposizione del maggiore Mucci è stata preceduta nella mattinata dal controesame del teste Campolo. Su richiesta dell’Avv. Rositano, la Corte ha poi dichiarato inutilizzabili le intercettazioni ambientali registrate all’ospedale di Locri successivamente al tentato omicidio di Vincenzo Salerno.
ANTONELLA SCABELLONE