di Sebi Romeo (capogruppo del Partito Democratico in consiglio regionale)
REGGIO CALABRIA – La vicenda sanitaria calabrese è una delle questioni da affrontare con maggiore urgenza da parte del nuovo Governo della Regione. La giunta regionale, non appena il Presidente Oliverio sarà nominato Commissario, affronterà le diverse criticità sanitarie ormai urgenti ed indifferibili. Numerosi sono i presidi ospedalieri rimodulati dal piano di rientro del debito attraverso tagli lineari e senza alcuna analisi rispetto alle esigenze dei territori e delle strutture stesse.
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In questa prima fase dell’attività consiliare che mi vede interprete ho scelto di ascoltare dalla voce di coloro che, quotidianamente e in maniera diretta, operano all’interno delle strutture della provincia di Reggio Calabria le attuali condizioni del sistema sanitario. Sono partito dall’analisi dei punti di forza e di debolezza dei presidi di Melito di Porto Salvo e Locri, diversi per modello, ma accomunati da carenze diffuse.
Il presidio ospedaliero “Tiberio Evoli” di Melito, come risulta da un confronto con il Direttore Sanitario, Lucio Nucera, ad oggi non riesce a soddisfare pienamente la domanda di assistenza che arriva dal territorio. Al di là delle competenze, della abnegazione e del senso di altruismo degli operatori la garanzia di copertura dei servizi essenziali risulta spesso difficile e complicata. “Sarebbe ormai inutile recriminare per i servizi sottratti alla nostra struttura -sottolinea più volte il dott. Nucera – è necessario, invece, effettuare dei piccoli accorgimenti ed avanzare delle nuove proposte organizzative, a costo quasi nullo, per correggere una condizione al momento problematica ma che, con i dovuti accorgimenti, potrebbe fornire all’area grecanica quell’emergenza sanitaria, a codice rosso, indispensabile a garantire la sopravvivenza ad una cittadinanza collocata in un territorio interno difficile da raggiungere, per la complessità oro-geografica che lo contraddistingue e che lo porta lontano dai centri ospedalieri più vicini di Locri o Reggio Calabria”.
Gli accorgimenti di cui ci parla il direttore sanitario riguardano il completamento dell’assistenza sanitaria chirurgica, medica e dei servizi che al momento risulta essere monca. Il reparto di Chirurgia, ad esempio, non prevede la presenza di un primario in pianta stabile e di un organico completo. Sarebbe necessario attivare la struttura complessa e procedere alla selezione intra o inter-aziendale tra il personale medico già in servizio, nella nostra come in altre aziende sanitarie od ospedaliere provinciali e non, con il solo costo aggiuntivo dell’indennità di primariato. I reparti di Ginecologia e Pediatria, privi di primario e ridotti di personale, potrebbero garantire alla donna oltre l’assistenza ginecologica anche quella di pertinenza ostetrica all’interno del Percorso nascita previsto nel Consultorio familiare e contestualmente riconvertire, alla luce della maggiore incidenza in ambito locale delle patologie cardio-vascolari, gli attuali 10 posti letto in altra disciplina, come la Cardiologia interventistica ed emodinamica. Sarebbe poi necessario implementare di 5 posti letto il servizio OBI (Osservazione Breve Intensiva) al Pronto soccorso, completare il trasferimento dei 20 posti letto di Riabilitazione cardio-respiratoria già assegnati nel luglio scorso ed attivare il servizio di Oncologia, per cui si è già proceduto in precedenza all’adeguamento dei locali con relativo esborso di risorse pubbliche, attraverso l’integrazione delle risorse organiche e strumentali presenti presso l’ex Ospedale di Scilla.
Ritengo che l’intero sistema sanitario regionale debba ripartire dalla assegnazione delle risorse a seguito di una attenta analisi dei bisogni e delle esigenze da soddisfare in ogni struttura. I tagli lineari non possono essere una linea guida efficiente quando in ballo c’è il diritto alla salute dei cittadini.
La prossima tappa esplorativa del sistema sanitario provinciale sarà la struttura spoke di Locri, al centro in questi giorni di fatti di cronaca gravi e preoccupanti che chiamano in causa sia le inadeguatezze della struttura che l’organizzazione operativa interna.
Intanto, lunedì prossimo incontrerò il direttore generale del Dipartimento Tutela della Salute e Politiche Sanitarie, dott. Bruno Zito, per discutere delle tematiche fin qui vagliate individuando soluzioni e ricette utili.