di Gianluca Albanese
LOCRI – Il sindaco Giovanni Calabrese ormai si esprime solo su facebook per comunicare col mondo esterno, nonostante il Comune disponga di un ottimo ufficio stampa diretto da un bravo collega come Francesco Carbone. Tant’è. Forse lo fa perché ogni volta che scrive sembra cercare conforto in centinaia di persone che “a prescindere” cliccano sul “mi piace” qualunque cosa dica. È la socialnetwork-democrazia. Un tempo chi faceva politica studiava i maestri del pensiero e si ispirava chi a Marx, chi a Nietzsche, chi a Dossetti e chi a Locke. Oggi, a certi politici, basta Zuckerberg e la sua creatura. Facebook, appunto.
Ma tant’è. Calabrese, spiega, con un lungo e rabbioso post, che non hanno aumentato le indennità di funzione, ma che le hanno riportate alle tariffe precedenti alle riduzioni che fecero i commissari straordinari, evidentemente nell’ottica di un risparmio per le casse dell’ente e per cercare di evitare il dissesto. In pratica, i commissari ridussero le indennità di funzione durante il proprio mandato, ora Calabrese, due anni e quattro mesi dopo la sua elezione, le riporta a come erano prima della riduzione.
In pratica le aumenta di nuovo. Perché, se la matematica non è un’opinione, € 2.788,87 (il suo “stipendio” mensile da giugno in poi) sono più di € 1.673,32 (la sua indennità mensile fino a maggio).
O no?
Aggiunge che le spese di rappresentanza e i pranzi gli amministratori li pagano di tasca propria – e ci mancherebbe pure… – e sconcerta il passaggio in cui scrive che “Pur comprendendo le ragioni squisitamente politiche di alcuni organi di stampa che hanno legittimamente dato vita alla polemica, la riteniamo ingenerosa ed immotivata ed in ogni caso non abbiamo nulla di cosa vergognarci”.
Ragioni squisitamente politiche? Abbiamo letto bene?
In pratica, per il sindaco, un organo di stampa che riporta la notizia (fatto certo avente rilevanza pubblica e riportato con i requisiti di veridicità, continenza nel linguaggio e, appunto, rilevanza pubblica) di un aumento delle indennità di carica degli amministratori, sulla scorta di una determina pubblicata sull’albo pretorio on line dell’Ente e di una delibera di consiglio comunale, non lo fa per informare i cittadini, ma per asserite “ragioni squisitamente politiche”. E quali sarebbero, visto che né lo scrivente né altri membri della redazione sono impegnati in politica né intendono farlo fin quando esercitano questo difficile e importantissimo mestiere?
In più, in un post successivo, con un garbo istituzionale pari a zero, aggiunge “Giusto per tappare la bocca a chi parla solo per parlare”.
Una frase che c’impone di rivolgerci direttamente a lui, dandogli del “tu” come accade nella vita di tutti i giorni.
Stai sereno, sindaco.
Continueremo a riportare i fatti come sempre, senza guardare in faccia nessuno. Senza padroni né padrini. Come sempre. E non ci faremo tappare la bocca da nessuno. Nemmeno da te.
Abbiamo esperienza, tenacia e senso della deontologia professionale e della nostra missione editoriale tale da farci scivolare addosso qualche schizzo di fango che oggi hai tentato di lanciarci nel – vano – tentativo di screditarci professionalmente. Probabilmente avrai altre “”preferenze” in fatto di giornalisti e organi di stampa, ma tant’è. Come sempre, lasciamo che il nostro lavoro lo giudichino i nostri lettori, che sono – è il caso di ricordartelo – i nostri unici “datori di lavoro”
Informare non è fare polemica. È il nostro dovere.
Che piaccia o no. A te e a chiunque altro.