LOCRI – Un Procuratore fuori dalle righe. Sicuramente controcorrente. Non per niente ha scelto di venire a Locri, terra di frontiera e luogo di passaggio forzato per tanti magistrati, scontrandosi con il Csm che lo avrebbe voluto trattenere altrove. E’ questo Salvatore Cosentino, l’attuale Procuratore capo reggente di Locri. Dopo aver guidato per nove mesi una delle Procure più calde d’Italia, il magistrato dai mille interessi (è docente di diritto penale, critico letterario ed appassionato di teatro) e dal raffinato senso dell’estetica (ama il bello ricercato e il suo ufficio ne è l’esempio lampante), si appresta a passare le consegne al successore, Luigi D’Alessio, che, trasferito dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno, prenderà il suo posto prima di Natale . I due si sono già incontrati a Locri qualche settimana fa e si sono subito piaciuti. “Devo dire che ne ho ricevuto un’ottima impressione- ammette il Procuratore parlando di D’Alessio. E’ una persona “normale”, serena, riflessiva, cosa molto “originale” e quasi rivoluzionaria nel mondo di oggi”.
E’ una pesante eredità quella che Cosentino lascia al suo successore.
Non è semplice guidare una Procura come quella di Locri, da sempre catalogata come sede disagiata, dove le necessità sono tante, e le risorse a dir poco risicate. Una Procura che dal 1992, con la creazione delle Direzioni Distrettuali Antimafia, ha perduto anche la centralità del controllo della lotta alla criminalità organizzata.
Procuratore, come mai si è battuto per venire a Locri, da cui la maggior parte dei magistrati cerca invece di fuggire?
Locri è stata la mia prima sede professionale, e credo che tornare a lavorare, a poco più di 40 anni, laddove si è stati per la prima volta a poco più di 20 anni, sia il sogno di ogni magistrato che ami avere il “termometro” della propria “crescita”.
E’ stato difficile arrivarci, perchè ho dovuto ingaggiare una vera e propria battaglia giudiziaria con il CSM (precedente a quello in carica) che si era opposto al mio trasferimento da Taranto. Credendo di avere ragione, ho fatto ricorso al TAR Lazio che tale ragione mi ha riconosciuto. Il Consiglio di Stato ha confermato il tutto.
Cosa non va nella procura di Locri?
La Procura di Locri ha delle eccellenze e dei privilegi tra cui la fortuna di avere tra le proprie file dei magistrati freschi di concorso, di prima nomina, che sopperiscono alla mancanza di esperienza con un grande dose di entusiasmo e una ampia competenza tecnica. Ma va aggiunto che anche i colleghi più anziani sono di grande valore.
I problemi sono legati al fatto che molto spesso si creano “vuoti” di organico (i giovani prima o poi vanno via) che determinano il crearsi di spaventosi… “pieni” di fascicoli.
Altri problemi sono legati alla carenza di fondi (ma questo è un problema di caratura nazionale).
Si tratta delle “cose” con cui si lavora tutti i giorni (carta, toner, timbri)… qualche settimana fa ho dovuto personalmente acquistare un timbro di tasca mia per un assistente giudiziario che ne aveva impellente bisogno, e per il quale l’ ufficio economato mi aveva detto che non c’erano quattrini…
Quali sono le fenomenologie criminose più preoccupanti presenti sul territorio su cui vigila la procura di Locri?
Al netto dei delitti di ‘ndrangheta di competenza della DDA, sicuramente l’abusivismo edilizio (la bella Locride è deturpata dall’orribile cemento), legato a una certa disinvoltura (talvolta ancora attuale, e questa è un’altra emergenza) nell’amministrare enti locali (disinvoltura spesso praticata con metodi che necessitano l’intervento dell’antimafia); una smodata abitudine alla coltivazione di sostanze stupefacenti; una discreta (eppure molto indiscreta) propensione a detenere e portare armi senza le prescritte licenze; un’endemica attitudine per la truffa on line; una disattenzione, spesso criminale, per le tematiche ambientali. Un fenomeno sommerso poi, perchè purtroppo poco denunciato ma molto attuale, su cui ci sarebbe molto da lavorare, è quello dell’usura.
Le ultime operazioni di polizia hanno evidenziato torbidi intrecci tra criminalità e politica….sempre più Comuni sono commissariati..la gente è sfiduciata le istituzioni vacillano..
Gli intrecci tra criminalità e politica sono all’ordine del giorno, lo testimoniano i commissariamenti. La fiducia della Gente si recupera attraverso la dimostrazione che lo Stato funziona. Noi, uomini delle Istituzioni, cerchiamo di fare del nostro meglio.
Ma la Gente non deve dimenticare che le Istituzioni sono Cosa (e Casa) Sua. Deve avere meno soggezione e più confidenza.
In Calabria in questo senso si avverte, in modo particolare, una forte frattura tra l’una e l’altra cosa. Eppure da qualche indizio avverto nell’aria il segnale- pur se ancora labile- di qualcosa che forse sta per cambiare.
Ma su quest’indizio, al momento, mantengo il riserbo istruttorio.
Tre cose da salvare e tre da buttare di questi nove mesi di reggenza.
Salvo l’alto livello tecnico-giuridico dei colleghi, la grande competenza, la professionalità e soprattutto l’umanità del personale amministrativo, la competenza e (cosa per me più preziosa perchè più rara) e la lealtà degli avvocati del foro di Locri. Ho lavorato in diverse Procure, ma la lealtà del foro di Locri non l’ho mai trovata da nessuna parte.
Butto una certa indolenza nell’affrontare i problemi che attanagliano questo territorio, una notevole indifferenza ai problemi ambientali, una preoccupante non conoscenza delle -spesso stupefacenti- bellezze naturali che si “annidano” nella Locride (che io invece ben conosco perchè sono un curioso e un “esploratore” di queste terre, e spesso mi ritrovo a raccontare, a descrivere la Calabria…ai calabresi).
Infine si avverte in Calabria un gattopardesco senso del “tutto cambi, affinchè nulla cambi”.
E ciò non è certo un bene.
ANTONELLA SCABELLONE