di Antonella Scabellone
SIDERNO- Ancora un altro incontro con la Polizia di Stato all’Ipsia di Siderno nell’ambito del progetto “A-ndrangheta, progettiamo una città senza crimine”, pensato e voluto dalla Questura di Reggio Calabria per diffondere tra i giovani la cultura della legalità.
Lo scorso 7 febbraio si è parlato di criminalità organizzata nell’aula magna dell’Istituto, con l’intervento di autorevoli relatori, ognuno esperto in un settore della giustizia. Introdotti dal giornalista Gianluca Albanese, direttore della testata online Lente Locale, che ha moderato gli interventi, hanno preso la parola: il dirigente del commissariato di PS Siderno, Antonino Cannarella, tutor del progetto; il sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Locri, Michele Permunian; la criminologa Lidia Fiscer e il tenente dei Carabinieri Cosimo Sframeli.
In apertura i saluti del DS Gaetano Pedullà che, nel rimarcare l’importanza del progetto della Questura, si è detto onorato di poter ospitare nel proprio Istituto personalità che operano ogni giorno per tutelare la collettività dal crimine e che decidono di investire il loro tempo anche per educare i giovani su queste tematiche, convinti che la cultura sia uno strumento importantissimo per sconfiggere ogni forma di delinquenza.
La parola è stata poi presa dal sostituto procuratore Michele Permunian, veneto di origini ma da due anni in servizio presso il Tribunale di Locri, che ha parlato ai giovani in modo diretto e, per rompere il ghiaccio, ha coinvolto nel suo intervento una studentessa, Ilaria Spano’, della classe 4 F, con la quale ha letto, a due voci, il verbale di udienza in cui il collaboratore di giustizia, Domenico Agresta, racconta al giudice le ragioni del suo pentimento. Agresta, classe 1988, conosciuto nell’ambiente criminale come“Mico Mc Donald”, figlio di Saverio, uno dei patriarchi della ‘ndrina di Platì, è stato condannato a trent’anni di reclusione per omicidio, e ha dato agli inquirenti informazioni utilissime sui comportamenti, affiliazioni, rituali e codici utilizzati dalle cosche, permettendo, con le sue dichiarazioni, di assicurare alla giustizia un gran numero di malviventi.
“Per la ndrangheta chi sbaglia paga con la morte. Per lo Stato chi sbaglia può recuperare, anche se paga il suo debito”- questa, in sintesi, la riflessione del pentito che il Pm ha fatto sua per spiegare ai giovani il diverso destino di chi sceglie di vivere nella legalità e di chi invece preferisce la via della criminalità.
Permunian ha poi parlato di alcuni casi trattati recentemente, come la storia di Giuseppe, un ragazzo con ritardo mentale poco piu’ che ventenne arrestato con uno zainetto pieno di cocaina su un ferry boat diretto in Sicilia e condannato a sei anni di carcere, che durante un periodo di detenzione domiciliare ha tentato il suicidio sparandosi in testa con l’unica arma di cui poteva disporre, una pistola che si usa per uccidere i maiali. “Un suicidio fortunatamente sventato, anche perché quel tipo di pistola non è caricata a proiettili ma a chiodi- ha detto Permunian- ma che vi deve fare riflettere sul fatto che la ‘ndrangheta spesso si serve di persone deboli, ingenue, ignare delle conseguenze delle proprie azioni per raggiungere i propri fini illeciti, persone che spesso fanno una brutta fine nell’ indifferenza generale, appartenendo alla categoria degli ultimi che vivono nell’ombra, ai margini della società”.
A seguire è intervenuta la criminologa forense Lidia Fiscer, che opera anche nel settore penitenziario e fa parte dello Sportello legale antiviolenza del Comune di Siderno, che ha parlato della delinquenza minorile che, negli ultimi venti anni, ha subito profonde trasformazioni, registrandosi una sempre maggiore presenza di giovanissimi in associazioni criminali.
“Questa rapida espansione del fenomeno ha posto nuove problematiche per la giustizia minorile nella sua complessa attività di tutela-ha detto la dott.ssa Fiscer-. Il progetto “Liberi di scegliere”,fortemente voluto dal giudice Roberto Di Bella, ora Presidente del Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria,nasce dall’ esigenza di salvare i minori di ‘Ndrangheta, perché la ‘Ndrangheta (secondo Di Bella) non si sceglie ma si eredita.
Attraverso l’emanazione di provvedimenti civili di decadenza e limitazione della responsabilità genitoriale, e l’allontanamento dei minori dalla regione Calabria, è stato possibile far sperimentare a questi ragazzi nuovi contesti alternativi a quello di provenienze ad affrancarli dalle orme parentali, nella speranza di renderli liberi di scegliere il proprio futuro”.
Ultimo ad intervenire, ma non per ordine di importanza, il Tenente dei Carabinieri Cosimo Sframeli, che vanta una quarantennale esperienza di comandante delle Stazioni dei Carabinieri di molti Comuni calabresi (tra cui Siderno, Bovalino, Bova Marina, Lamezia Terme, Reggio Calabria e Vibo Valentia), oltre ad essere un valente giornalista e saggista. Sframeli ha parlato ai ragazzi della sua lunga esperienza lavorativa e, dai suoi racconti, inframmezzati da fotografie e filmati d’epoca, è scaturito una sorta di viaggio a ritroso nella storia della lotta alla “ndrangheta”, dagli anni più bui delle stragi di mafia, agli omicidi feroci, ai traffici illeciti fino ai sequestri di persona.
“Oggi la ndrangheta ha capito che con la cocaina si guadagna piu facilmente e con rischi minori rispetto ai sequestri di persona-ha spiegato il Tenente nell’illustrare alla platea l’evoluzione del fenomeno criminoso in Calabria. Ciò non toglie che non conviene mai seguire questa strada; io, nella mia lunga esperienza, ho visto per questa gente solo sangue, lacrime, dolore, carcere, sofferenza. I guadagni facili sono solo illusori, la vita del mafioso è triste, non solo per lui, ma per tutti i suoi familiari e quelli chi gli stanno intorno”.
Sframeli ha raccolto le sue esperienze nel libro “’Ndrangheta Addosso”, ed. Falzea, ed è tra gli interpreti del docufilm “Terra Mia – non è un paese per i santi” di Ambrogio Crespi con Klaus Davi, che verrà proiettato all’Ipsia, prima tappa del tour reggino, il prossimo 13 marzo.
A conclusione del seminario un interessante dibattito con gli interventi , tra gli altri, della prof.ssa Rita Commisso e dell’avvocato Pietro Origlia, oltre che del dirigente del Comissariato di Polizia di Siderno Antonino Cannarella.
Il prossimo appuntamento, che poi è l’ultimo del progetto A-Ndrangheta, giorno 14 febbraio sulla tematica della diversità