di Redazione (ph. Enzo Lacopo)
SIDERNO – “L’articolo 26 comma 10 della Legge di stabilità licenziata dal Governo Renzi danneggia in maniera irreparabile l’attività svolta dai patronati”. Ne sono convinti il Centro Patronati, il Coordinamento istituiti di previdenza e assistenza sociale e il Coordinamento dei patronati di assistenza sociale, che hanno scritto una lettera congiunta al presidente Napolitano affinchè questi possa valutare le ragioni di costituzionalità e, di fatto, bloccare la promulgazione della norma.
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I patronati denunciano nella lettera il rischio di licenziamento di 4-5mila operatori del settore, ma soprattutto la preclusione ai cittadini della possibilità di ottenere assistenza gratuita per far valere i propri diritti previdenziali e socio-assistenziali e di accesso all’erogazione di tutte le prestazioni pensionistiche ed infortunistiche.
Già, perché l’articolo citato nell’incipit del nostro pezzo, prevede che una quota dei contributi versati dai lavoratori non vada più destinata alle specifiche finalità previdenziali, ma a finanziare lo Stato nella sua generalità, dirottata a soggetti che nulla hanno a che fare col sistema previdenziale.
Ma non solo. Nella lettera è scritto anche che “il taglio lineare del finanziamento non è possibile ad invarianza di attività delle offerte, a maggio ragione in presenza di una richiesta di ampliamento della copertura territoriale del servizio, parte di un processo di riforma avviato dalla legge n. 228/2012 in discussione al Ministero del Lavoro. Né – prosegue la lettera inviata al Capo dello Stato – la copertura di tale attività può essere affidata a privati o richiesta a pagamento (sentenza Corte Costituzionale n. 42/2000)”.
Insomma, verrebbero messi in discussione il ruolo e l’essenza stessa dei patronati, attraverso la riduzione delle risorse e in violazione dell’articolo 38 della Costituzione, in un Paese in cui il “sistema patronati” gestisce il 90% dell’invio delle istanze telematiche.
Dunque, la gente comune che ogni giorno va al patronato per il disbrigo delle pratiche tese a ottenere prestazioni sociali o dichiarazioni dei redditi e tutti i servizi correlati, rischia di dover pagare se la norma non dovesse essere modificata.
Ecco perché le associazioni che aggregano i patronati italiani hanno scritto al Presidente della Repubblica per denunciare una vicenda che sicuramente non deve passare sotto silenzio. Nemmeno da parte dell’informazione locale.