di Gianluca Albanese
SIDERNO – Il documento diffuso in anteprima a Lente Locale da Antonella Avellis 24 ore fa è di una lucidità rara nel panorama politico locale in cui, spesso, chi milita in un partito e/o movimento non dice mai tutto al 100%, anzi, spesso si limita ad alludere, a dire a nuora perché suocera intenda. Invece no, l’avvocato sidernese ha detto tutto quello che c’era da dire. Senza nascondersi dietro a un dito e spiegando chiaramente come di fronte all’impossibilità oggettiva di spendere il proprio nome e la propria faccia si possa fare un passo indietro anche rispetto a quel senso di responsabilità per il bene della comunità che sicuramente non le difetta, ma che non può essere rappresentato solo da una persona pulita e credibile come lei è.
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Proviamo a spiegarci meglio. Il centrodestra sidernese, alle elezioni comunali della prossima primavera, parte nettamente sfavorito. Le ragioni sono chiare e non possono essere ricondotte solo alla debacle elettorale delle elezioni regionali di novembre.
La coalizione dei moderati sidernesi, infatti, ha amministrato Siderno dal 2001 al 2010, fatte salve le parentesi commissariali. E sono stati anni in cui l’amministrazione di questa città ha prima conosciuto lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose e poi il dissesto finanziario dell’Ente.
Due macigni.
Ma in un paese normale servono candidati, partiti e coalizioni normali. In cui la cronaca politica non possa essere inquinata da quella giudiziaria.
E se il centrosinistra cittadino ha puntato sull’usato sicuro di Fuda, Panetta e i tanti che da quasi tre lustri stanno all’opposizione, un centrodestra che aspira ad essere competitivo avverte un bisogno spasmodico di rinnovare la propria classe dirigente in maniera radicale. Necessita di un rinnovamento autentico e non di un’operazione di mero maquillage che, secondo le intenzioni di chi avrebbe voluto candidarla a sindaco, la sua figura avrebbe comunque garantito.
Dalla nota diffusa dalla Avellis, si capisce bene che la stessa non avrebbe disdegnato una propria candidatura a sindaco. L’esperienza e la competenza non le sarebbero mancate. Il punto è che essere la bella facciata di un edificio pieno di crepe non le basta. Punto.
Del resto, l’esigenza di rinnovare profondamente una coalizione che deve lasciarsi alle spalle chi ha amministrato negli ultimi tre lustri non era solo una sua aspirazione.
Michelangelo Vitale, infatti, rappresenta, nella buona e nella cattiva sorte, il suo partito di appartenenza da una quindicina d’anni, ed è stato il primo a provare a realizzare una profonda opera di rinnovamento tale da passare dalla proposizione di una squadra di potenziali amministratori nuovi e scevri da ogni condizionamento legato al passato prossimo di questa città. Una compagine fatta di figure nuove, non attaccabili, senza scheletri nell’armadio e senza debiti di riconoscenza verso alcuno.
Il tentativo di proporre Peppe Caruso come candidato a sindaco dei moderati sidernesi a capo di una coalizione profondamente rinnovata non è andato, però, a buon fine, dopo essersi arenato contro le sacche di resistenza di chi crede di poter sempre riciclarsi e fare finta che, in fondo, negli ultimi 15 anni non sia successo nulla.
E allora Peppe Caruso si candida, sì, ma con una aggregazione civica, senza simboli di partito, e con Michelangelo Vitale nel ruolo di convinto sostenitore, forse anche per la delusione di quest’ultimo nei confronti di un partito che sembra esistere più nelle sembianze di comitati elettorali estemporanei che non espressione di un autentico radicamento nel territorio.
E allora chi, meglio di lei, ultima rappresentante di quella tradizione socialista che ha rappresentato il buon governo cittadino dal dopoguerra fino ai primi anni ’90, per proporre un’alternativa al centrosinistra che parte coi favori del pronostico? Probabilmente, nessuno, almeno ad oggi.
Il punto è che l’Avellis non ha voluto, a nostro modo di vedere, cadere negli stessi errori fatti da Wanda Ferro alle elezioni regionali.
Già, dopo il fallimento del cosiddetto “modello Reggio” traslato su scala regionale dal fu Governo Scopelliti, qualcuno aveva pensato che sarebbe bastato candidare una donna giovane e con una positiva esperienza a livello provinciale per rappresentare il rinnovamento, dimenticando che nelle liste che la sostenevano non c’erano solo i volti nuovi ma molti di quei protagonisti di quella stagione di governo regionale bocciata prima dai fatti (e da qualche drammatica vicenda giudiziaria) e poi dagli elettori.
A questo proposito, non possiamo dimenticare quello che un lungimirante ex amministratore locrese confessò a Lente Locale in camera caritatis la scorsa estate, quando le liste a sostegno di Wanda Ferro erano ancora in allestimento. «Mi candido solo – ci disse – se il mio partito – Forza Italia – avrà il coraggio di rompere col recente passato e rinnovarsi profondamente su scala regionale, perché la sconfitta alle urne è in preventivo, ma almeno costruiamo per tempo la nostra credibile alternativa futura di governo».
Così non fu, e la “rivoluzione a metà” di Wanda Ferro finì con la sonora sconfitta di una coalizione e di una candidata alla presidenza “a perdere” che non rappresentò completamente, agli occhi degli elettori, il “nuovo”, e non per colpa sua, ma delle liste infarcite di fedelissimi di Scopelliti & Co. e delle “solite facce”.
Antonella Avellis, a nostro modo di vedere, ha capito tutto questo, e si è chiamata fuori, non facendosi infatuare dalla lusinghe di chi intendeva proporla alla carica più importante dell’amministrazione cittadina.
E lo ha spiegato in maniera nitida ai suoi concittadini, con quella chiarezza che solo le donne in politica hanno, come dimostrato in altri contesti comunali a queste latitudini, anche e soprattutto nello schieramento opposto.
Se si fosse candidata, la Avellis, per uno strano scherzo delle ideologie, sarebbe stata la candidata con la storia personale e politica “più a sinistra” di tutti gli altri aspiranti sindaci, seppur con le insegne del centrodestra.
Così non è stato, e ora il centrodestra sidernese sarà – forse – costretto a ricominciare da zero, e ad attuare quel rinnovamento reale che non è stato, evidentemente, permesso né a Vitale né alla stessa Avellis.
Che si chiama fuori dalla partita senza sbattere la porta, ma citando Pietro Nenni e il Psi che fu.
Con l’elettorato sidernese moderato e libero, che non vuole saperne di essere confuso con chi obbedì, nei lustri passati, ai desiderata dei soliti “grandi elettori” (molti dei quali processati o comunque raggiunti da avvisi di garanzia) evidentemente sconfitti dalla storia.
Una coalizione che nel passato prossimo dovette fare i conti con i dialoghi captati all’interno di una lavanderia, ora dovrà lavare i panni sporchi in famiglia.
Ci auguriamo lo faccia per davvero. C’è ancora tutto il tempo per farlo. Basta volerlo.