di Gianluca Albanese (foto d’archivio di Enzo Lacopo)
LOCRI – Lo ammettiamo: abbiamo un debole per il presidente Alfredo Sicuro. Nulla di particolarmente scabroso, per carità. E’ solo che la sottile ironia che sfodera quando vuole dirimere delle controversie tra le parti nel corso di un’udienza lo rende unico. E di sicuro – ci sia perdonato il gioco di parole – rende più umana e meno “ingessata” l’amministrazione della giustizia.
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Oggi, ore 15,30. Le udienze dei processi “Falsa Politica” e “Recupero-Bene Comune”, si sono già concluse. O meglio, resta solo il tempo per un’appendice di quest’ultimo, in cui il pubblico ministero Antonio De Bernardo deve pronunciarsi su alcune eccezioni mosse dall’avvocato Giuseppe Calderazzo, difensore dell’imputato Riccardo Rumbo, detto “Franco”.
60 pagine in cui, con dovizia di particolari e non risparmiando alcune stoccate sull’opportunità di usare determinate prove a carico del suo assistito (e sulla loro rilevanza e pertinenza) l’avvocato sidernese muove parecchi rilievi tecnici, contestando pure la mancanza del verbale di inizio ascolto.
Il PM risponde in maniera altrettanto articolata e mediante una lunga esposizione, facendo frequente ricorso a riferimenti giurisprudenziali. Il presidente gli fa capire che forse dovrebbe ricorrere a una maggiore sintesi e così il magistrato della DDA reggina spiega che «L’opportunità di compiere e acquisire determinate intercettazioni parte dall’esigenza di fare luce sugli scenari riguardanti la ‘ndrangheta sidernese all’interno dei quali sono maturati gli omicidi dei fratelli Salvatore e Agostino Salerno, uccisi nell’autunno del 2006 a distanza di poche settimane, e sul tentato assassinio del fratello Vincenzo». «Altro che – ha proseguito De Bernardo – utilizzo di fonti confidenziali e ricorso al “copia e incolla”».
Ma non solo. Il PM, al quale l’avvocato ha contestato alcune lacune derivanti da errori, a suo dire, commessi «maldestramente» aggiunge che «All’epoca dei fatti era reale il pericolo che potessero essere commessi ulteriori omicidi, e c’è poco da fare ironia sull’urgenza del ricorso alle intercettazioni, che invece è di tutta evidenza».
Prima di chiudere chiedendo che vengano respinte le eccezioni della difesa, il pubblico ministero ha tirato fuori il jolly, esibendo il verbale di inizio ascolto del quale l’avvocato aveva contestato la mancanza.
«C’è – ha detto De Bernardo – è del 31 marzo del 2008 ed è stato depositato».
A questo punto il presidente Sicuro preannuncia che «Il tribunale si riserva di decidere» e impedisce all’avvocato Calderazzo di replicare; questi fa appena in tempo a dire che «Non è una questione personale col pubblico ministero, e prendo atto che il verbale di inizio ascolto c’è ma non era stato fascicolato».
«In un processo – conclude il presidente Sicuro – non esistono le questioni personali e poi non si preoccupi, avvocato, il pubblico ministero fa finta di prendersela per quel “maldestramente”, ma poi…».
Quanto basta per sentirsi, almeno per qualche minuto, come in una pagina dei legal thriller di Gianrico Carofiglio, con protagonista l’avvocato Guido Guerrieri.