di Mimmo Romeo
SIDERNO- La società sidernese del Settecento non era certamente una società laica, ma il sentimento religioso era molto diffuso ed accompagnava la vita quotidiana di ogni singolo cittadino, sin dalle prime ore del giorno fino a sera.
Ciò giustifica la presenza, in un paese di circa 2.000 abitanti, di ben quattro parrocchie, dieci chiese, numerose cappelle, varie confraternite ed un notevole numero di ecclesiastici.
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I giovani sidernesi venivano educati secondo i precetti e la cultura cristiana e non laica, anche perché ai pochi che potevano studiare, le prime nozioni elementari di grammatica era impartite da “gente di chiesa”: i frati del convento di San Domenico o i sacerdoti del seminario di Gerace.
Nel corso dell’anno si svolgevano una serie di funzioni religiose, tra cui varie processioni, alle quali corrispondeva quasi sempre una giornata di festa.
Le processioni più sentite e partecipate erano quelle dei Santi patroni del Comune (all’epoca denominato Universitas), San Nicola, Sant’Erasmo e San Sergio, quelle del triduo pasquale, quella del Corpus Domini.
I giorni festivi, per quanto sancito nelle Costituzioni sinodali fatte emanare dal vescovo di Gerace, monsignor Cesare Rossi, erano: Esaltazione della Santa Croce, San Michele Arcangelo, Santi Apostoli, Santo Stefano, Sant’ Innocenzo, San Silvestro, San Lorenzo, San Gennaro, San Domenico, Pasqua, Pentecoste, Natale, la Pentecoste, l’Ascensione, l’Immacolata Concezione ed il Corpus Domini.
Le feste dedicate ai santi erano: San Leonardo, Santa Lucia, San Francesco di Paola, San Carlo Borromeo, San Domenico, San Sebastiano, Sant’Erasmo, San Sergio e San Nicola.
Il giorno della festa si svolgeva la processione del Santo o della sua icona per le vie cittadine, quasi sempre accompagnata da uno o più suonatori di tamburo. Per le feste più importanti, sostenute economicamente dalla Universitas, veniva acquistata polvere pirica per i fuochi d’artificio o “bombe” per farle esplodere.
Nel 1743, la Universitas di Siderno spendeva annualmente per processioni e festività le seguenti somme di denaro: per la processione di Pasqua 36 ducati e 3 ducati per il procuratore quaresimale; per la processione di San Leonardo 1 ducato; per la processione di San Francesco di Paola 1 ducato e 60 carlini; per la processione di San Carlo 2 ducati; per la festa del Corpus Domini 15 ducati, per quella dell’Immacolata Concezione 12 ducati, per la festa dedicata ai santi Erasmo, Sergio e Nicola, protettori della Universitas 20 ducati.
L’ Universitas aveva a suo carico anche le spese per il tamburinaro, che costava 2 ducati a festa, così come dell’artificiere che faceva i fuochi d’artificio, anch’ egli pagato 2 ducati.
Particolare importanza avevano le feste di Natale e Pasqua. Per Natale veniva pagato dalla Universitas il predicatore dell’Avvento ducati 11, mentre per Pasqua vi era il predicatore quaresimale.
Per quanto riguarda le festività di Pasqua, esse iniziavano la domenica delle Palme con la celebrazione della messa e proseguivano per tutta la settimana con le altre funzioni religiose. Il giovedì santo iniziava il triduo pasquale con la celebrazione della messa dell’ultima cena di Cristo. Il venerdì santo si svolgeva per le vie del paese la processione del Cristo morto, alla quale bisognava partecipare con compostezza e ritegno. Inoltre, in base alle norme del codice legislativo del principe Carafa, chiunque incrociava la processione era tenuto a levarsi il cappello e ad inginocchiarsi; così doveva comportarsi chi transitava a cavallo, pena l’arresto.
Per tutta la settimana santa, per onorare la venuta di N.S. Cristo Redentore, era vietato svolgere la quotidiana attività lavorativa, ma bisognava fare soltanto le cose urgenti e indispensabili.
Per questo motivo e questo divieto, il 5 maggio 1740 dieci cittadini di Siderno si recarono dal notaio per attestare di aver visto nel corso della settimana di Pasqua di quell’ anno, in particolare il martedì santo, mastro Pietro Angelo Pedullà e Gaetano Pedullà lavorare dentro il conso dei salinitrari, gestito a Siderno da Antonio Certomà e compagni.
Lo stesso giorno, i signori Antonio De Romeis, mastro Domenico Fiurenza, mastro Giacinto Vadolato, mastro Giuseppe Ferreri, Bruno Romano, Domenico A. Marafioti e Girolamo Marzano attestarono di aver visto Pietro Angelo Pedullà fare la barba a Giuseppe Ferreri, sempre di martedì santo.
La sera del sabato santo si svolgeva la funzione della Risurrezione di N.S. Gesù Cristo, dopo la quale venivano sparati in segno di giubilo mortaretti (“bombe”).
La domenica di Pasqua venivano portate in processione per le vie del paese le statue del Cristo risorto e della Madonna.
La processione presentava un rito particolare; nel corso della stessa, il sindaco dei nobili ed il sindaco del popolo della Universitas di Siderno offrivano per consuetudine una candela a ciascun rappresentante del clero che vi partecipava. Venivano poi offerte ventuno candele all’Arciprete della Chiesa Matrice, nella quale veniva celebrata la messa solenne prima della processione; una candela veniva offerta anche a ciascuno dei padri domenicani, che ricevevano poi dodici candele per la loro chiesa e sei per la statua della Madonna, che mettevano a disposizione per la processione. Una candela ciascuno veniva infine offerta ai quattro portatori della statua.
La tradizionale offerta delle candele per la processione di Pasqua venne osservata per buona parte del Settecento.
Dopo il terremoto del 1783, con la soppressione del convento domenicano e la traslazione della chiesa parrocchia di Santa Caterina nella chiesa del convento domenicano, il sindaco dei nobili di Siderno non ritenne più opportuno offrire, come per tradizione, le candele per la processione di Pasqua, né ai Padri Domenicani, né al parroco della chiesa di Santa Caterina, né alla stessa chiesa, ma soltanto al clero che partecipava alla processione e alla chiesa matrice di San Nicola.
I Padri Domenicani protestarono per questa scelta fatta dal sindaco ed insieme ad alcuni sacerdoti e cittadini sidernesi fecero redigere un atto pubblico dal notaio Pietro Pedullà di Siderno.
Nel corso dell’Ottocento nel periodo di quaresima e nel corso del triduo pasquale si svolgevano determinate funzioni e manifestazione, tra cui quella dei cosiddetti “Sangelormi”.