RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
“Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada lì ricomincia la storia del calcio.” Questo quello che scriveva il poeta argentino Jorge Luis Borges nella metà degli anni Novanta. Come si può impedire ad un ragazzo così come ad un giocatore più esperto di non poter competere nei match europei e mondiali?
Questa la domanda che rimbomba in testa a migliaia di appassionati di calcio russi e non solo che in data 28/02/2022 hanno visto le proprie squadre essere eliminate dalle competizioni mondiali solo perché fanno parte di un Paese che sta minacciando l’Europa. Dove sono i veri valori dello sport?
Lo sport è di tutti diceva qualcuno, ma non per tutti aggiungo io.
Prendete da esempio un ragazzino russo di sedici, diciassette anni che si allena duramente ogni giorno per raggiungere il sogno di giocare una finale di Champions League o di Europa League magari con la squadra della sua città natia, ma all’improvviso si vede sfumare questo sogno per colpa delle sanzioni applicate alle squadre russe da parte della Uefa.
O ancora meglio, tutti gli uomini o donne che giocano nelle categorie inferiori e che si vedono privati di un diritto per colpa di quello che sta succedendo, anche se consapevoli di non centrare niente anzi di essere considerati come un capo espiatorio.
Andate a spiegare ad un ragazzino che sogna di diventare un giocatore famoso e con la costanza e la perseveranza magari ci sta anche riuscendo a mettersi in mostra.
Come la potrebbe prendere? Facile parlare per tutte quelle persone che scaricano a loro la colpa come se fosse merito loro lo scoppio della guerra. Invito per un momento a tutti gli appassionati di sport a riflettere, a capire e comprendere ciò che possono pensare, o meglio ciò che possono provare tutti gli atleti russi in questo momento.
Sogni distrutti, andati in fumo solo per colpa di una possibile ma quasi imminente guerra. È facile parlare quando si ha tutto, quando giocare e fare sport ci sembra una cosa alquanto scontata. Iniziate a pensare che non lo è.
Niente è scontato, un giorno siamo liberi di giocare in un bel rettangolo verde mentre il giorno dopo siamo costretti a lasciare quel campo in cui abbiamo condiviso gioie e dolori. È incoerente da parte della Uefa dunque escludere dalle coppe e dal mondiale le squadre russe, quando loro stessi in preparazione al mondiale in Qatar 2022 sono venuti a meno di numerosi diritti civili e umani, sfruttando bambini e adulti per edificare gli stadi e rendere la città accogliente.
Allora infine credo proprio che lo sport non è di tutti. Lo sport è di chi riesce a sfruttare il momento storico per i propri interessi, lo sport oggi è venuto a mancare di tutti quei sentimenti ed emozioni che può far provare al pubblico così come agli atleti emozioni che niente al mondo può far sentire, lo sport oggi è morto.
Gabriele Pio Piccolo.