Tra un Rolex e una raccomandazione per il figlio di papà, uno scandalo per la metanizzazione di Ischia e una tangente all’EXPO, il nostro governo ci propone la riforma delle riforme, quella che dovrebbe valorizzare il merito nella scuola pubblica. Ed ecco escogitata la brillante idea: “la chiamata diretta dei docenti da parte dei presidi”.
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Una riforma truce e ipocrita. Ci vogliono far credere che, mentre in tutta Italia vige la “raccomandocrazia”, a scuola i nostri presidi, a baluardo della giustizia e della libertà, sceglieranno i “docenti migliori”, i più meritevoli. Spunteranno così orde di meritevoli: cugini, amici degli amici, amanti o semplicemente mazzettari che si affacciano con fare speranzoso al nuovo corso. Non sappiamo se la nuova riforma porterà “La Buona Scuola” ma quello che è certo è che questa luminosa intuizione porterà “La BONA a scuola”, creando un mondo di prostituzione intellettuale e fisica, il “giusto” ambiente dove far crescere le nuove generazioni così che possano imparare come sottostare “alla mano morta del potere”. La scuola dovrebbe essere invece il nodo centrale di una solida e matura democrazia, il luogo dove si forma la coscienza dell’essere persona e cittadino. Una scuola resa schiava produrrà solo sudditi, non cittadini.
Don Bosco ci insegna che l’esempio è il più grande veicolo di insegnamento. Un docente prostituito al potere cosa potrà insegnare ai nostri figli? Quale concetto di merito trasmetterà?
Le più avanzate tecniche didattiche hanno ormai certificato che la competizione non favorisce l’apprendimento, anzi lo ostacola. Solo attraverso un apprendimento di tipo cooperativo si costruiscono quelle interrelazioni positive che favoriscono l’acquisizione di elevati livelli cognitivi e di competenze prosociali.
La scuola, nella sua amministrazione, non sfugge a queste dinamiche che sono proprie del mondo dell’insegnamento. E’ necessario perciò riformarne la gestione favorendo quelle dinamiche cooperative che mirano a formare e a sviluppare la comunità scolastica. Nasce l’esigenza di passare alla scuola del nuovo millennio e abbandonare le vecchie filosofie di tipo aziendalistico in favore di soluzioni più moderne ed efficienti che favoriscano relazionalità costruttive tra i diversi attori della complessa comunità scolastica.
E’ il caso di rottamare l’esperienza aziendalistica che a scuola ha prodotto disastri e promuovere un’esperienza gestionale di tipo cooperativo. Occorre, quindi, un salto di qualità, passando dal “Dirigente Manager” al “Dirigente Promotore” che coordina e rimuove gli ostacoli che si frappongono al raggiungimento della piena efficacia didattica. L’Italia e gli italiani meritano molto di più rispetto alle vecchie ricette somministrate dal “nuovo” governo; hanno diritto ad una scuola del nuovo millennio, una scuola Democratica e Cooperativa.
Direttivo Circolo Partito Democratico Benestare (RC)