di Adelina B. Scorda
BOVALINO – Una storia che va avanti da due annui a suon di carte protocollate quella di Francesca. Lei è una bambina di 11 anni e frequenta, o meglio frequentava la IV elementare dell’istituto comprensivo di Bovalino. Fin qui sembrerebbe tutto quasi normale, ma Francesca non è normale, è speciale, è autistica. La sua storia, per mano del padre Vito Crea è arrivata sino a vertici più alti delle cariche statali, passando per il Ministero della pubblica istruzione fino al tavolo del Presidente della Repubblica.
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“Francesca, il mio piccolo angelo, non ha voce, non sa come far valere i suoi diritti, ed è mio dovere di padre fare tutto ciò che è nelle mie possibilità per garantire a mia figlia un istruzione che sia corredata da tutte le attenzioni che il caso di Francesca richiedono”. Francesca ha bisogno di un’insegnante di sostegno “ma la scuola – prosegue Vito – non è stata in grado di garantirla – solo oggi dopo mesi di lotte e richieste ignorate da parte del Dirigente scolastico e rinviate ad altre sedi da parte dell’amministrazione comunale arriva al notizia che potrà mettere la parola fine al calvario di mia figlia”.
Secondo quanto riferito da fonti autorevoli dell’USR di Catanzaro sarebbe stato nominato il Dirigente Tecnico del Miur che dovrà far luce sulle incongruenze e sull’assistenza non garantita a Francesca. “Ho deciso – continua Crea – di non far andare mia figlia a scuola in attesa che tutto potesse chiarirsi. Decisione scaturita dopo essermi – dice – informato sulla normativa che disciplina l’istituto dell’educazione familiare secondo cui: coloro che intendono provvedere in proprio all’istruzione dei minori soggetti all’obbligo, devono rilasciare al Dirigente della suola del territorio di residenza, apposita dichiarazione, da rinnovare anno per anno, di possedere le capacità tecnica ed economica per provvedervi”. I motivi che hanno spinto papà Vito a intraprendere questa via scaturiscono “dall’assegnazione a inizio anno – dice papà Vito – di un’insegnante incapace e con problemi psicofisici, dopodiché hanno nominato un’altra che con onestà, dopo aver studiato il caso di Francesca e la sua disabilità ha rinunciato all’incarico per provata ignoranza. Mi è stato, inoltre, riferito che la situazione di mia figlia stenta a risolversi anche perché nessuno sarebbe disposto a seguirla, affermazioni confermatemi in un colloquio anche dal dirigente scolastico. In più hanno approfittato dell’assenza, per motivi di salute, di un’insegnante per nominarla su mia figlia nonostante i trascorsi burrascosi avuti con lei e documentati”.
Infatti, dalle carte forniteci da Vito risulta una relazione della logopedista che da anni segue Francesca la quale afferma: “Durante questi anni Francesca ha avuto due momenti di opposizione e rifiuto, rendendo impossibile ogni apprendimento. Il primo è avvenuto nel periodo che va dal settembre 2011 al marzo 2012 e non sono riuscita a capirne la causa. Perciò mi sono recata previo appuntamento, nella scuola di Francesca per avere un colloquio con l’insegnante e chiedere collaborazione. L’insegnante si è però dimostrata restia a collaborare e anzi sembrava contraria al metodo da me usato (metodo che prevede una stretta collaborazione fra logopedista, famiglia e scuola, cosa che i genitori hanno recepito). Dopo tale periodo Francesca ha ripreso a lavorare migliorando sensibilmente”.
Il periodo a cui fa riferimento la logopedista di Francesca, coinciderebbe secondo papà Vito al periodo in cui alla piccola fu assegnata un insegnante di sostegno incompatibile con le esigenze della famiglia. Il nodo della questione rimarcato nelle lettere di papà Vito inviate alla provincia e alla scuola, e agli organi di stampa riguarderebbe proprio la nomina dell’insegnante di sostegno. La commissione disciplinare in un incontro avvenuto lo scorso 31 ottobre, nei locali della scuola primaria di Bovalino, alla presenza della neuropsichiatra infantile Giuseppina Foti, del direttore sanitario del Ce.j.ri di Bianco, Caterina Coluccio, dell’insegnate precedentemente affidata e del dirigente scolastico avrebbe provveduto deliberare la sostituzione dell’insegnante, non per mancata preparazione ma a causa dell’incopatibilità empatica riscontrata con la bambina e la famiglia, e la nomina di un’altra insegnante per un monte di 14 ore. Nomina che a quanto pare non sarebbe stata ottemperata. “Da quanto ho potuto apprendere in maniera ufficiosa – dichiara Vito Crea – è stata nominata disattendendo l’accordo del 31 ottobre l’insegnante che noi genitori abbiamo ritenuto incompatibile. Non voglio e non intendo – continua – mettere in discussione la preparazione e le capacità dell’insegnante, sottolineo soltanto la conclamata mancanza di compatibilità ed empatia tra noi e lei.
Un sostegno, quello richiesto da Vito a gran voce che arriva inaspettato però dall’onorevole romano del Pd Laura Coccia componente della VII commissione (cultura scienza e istruzione) che in un comunicato ufficiale del 29 novembre scrive: “ volevo esprimere tutto il mio sostegno a lei e alla sua famiglia per al battaglia che sta conducendo per il sacrosanto diritto allo studio di sua figlia Francesca, affinché abbia tutto ciò di cui necessita per frequentare al scuola insieme ai suoi compagni di classe”. Un diritto quello di Francesca garantito dall’articolo 3 della Costituzione. “ […] per queste ragioni mi impegnerò per cercare insieme a voi il modo migliore perché il diritto allo studio di vostra figlia sia garantito”.
Per adesso, però l’unica speranza per papà Vito è che il dirigente tecnico del Miur possa fare finalmente chiarezza, sciogliendo gli innumerevoli nodi della questione, tenendo ben presente che l’unica persona a pagare realmente le conseguenze di questo intreccio burocratico è solo e soltanto la piccola Francesca.