di Gianluca Albanese
C’era un tempo in cui la vita spericolata non c’entrava nulla con le droghe, con gli eccessi, con l’alcol. Era il tempo dei grandi ideali, di uomini avventurosi che hanno girato l’Europa inseguendo i moti di ribellione e animati dalla sete di libertà e giustizia sociale. Uno di loro era un nostro conterraneo, nato ad Ardore e cresciuto a Palizzi.
Si chiamava Francesco Misiano e la sua storia, ahinoi, così poco conosciuta, merita di tornare alla luce, perché durante la sua esistenza visse tutte le fasi dell’utopia marxista: gli albori del movimento operaio, le lotte nella Germania dei moti spartichisti di Berlino, la Rivoluzione bolscevica e la parabola discendente delle purghe staliniane. E allora, due autori locridei come Nando Marzano e Fortunato Nocera, hanno deciso di ricordarlo nel volume “Francesco Misiano- Il pacifista che portava in valigia la corazzata Potemkin” (Città del Sole edizioni). Un libro che si legge tutto d’un fiato e che fa capire e apprendere ai molti che non conoscono la storia di questo grande uomo, che personaggi di rilievo mondiale come Antonio Gramsci, Rosa Luxemburg e Lenin lo hanno conosciuto, hanno lottato insieme a questo socialista della prima ora, che rimase rivoluzionario nell’animo, tanto che al congresso di Livorno del 1921 fu tra i fondatori del Pci. Il mito di progresso cantato da Guccini ne “La locomotiva” sembra cucito addosso a lui “I primi anni del secolo, macchinista ferroviere”. Spirito libero, pacifista nell’Italia che fu di Giolitti prima e fascista poi. Sindacalista nel settore ferroviario, giornalista e poi, dopo anni passati a inseguire i moti rivoluzionari di tutta Europa, titolare della più grande casa cinematografica dell’Unione Sovietica, e tra le “pizze” che portò con sé ci fu anche la celeberrima “Corazzata Potemkin” di Eisenstein. L’Urss divenne casa sua, fino all’avvento di Stalin, la delusione per un ideale rivoluzionario soffocato da un regime di burocrati al servizio di un feroce dittatore. Prima di finire i suoi giorni in un sanatorio in Crimea, circondato dai sospetti di trotzkismo che gravarono su ogni rivoluzionario della prima ora, Misiano incontrò il suo conterraneo Corrado Alvaro a Mosca. Un colloquio freddo, formale. Evidentemente, i due non immaginarono, in quei pochi minuti, che sarebbero diventati due personaggi storici di primissimo piano. Protagonisti di storie contemporanee che meritano di essere conosciute.