di Redazione
MARINA DI GIOIOSA IONICA – “L’amore puro: Platone, Fénelon, Weil” è stato il titolo della conversazione, organizzata dal Sidus Club con il patrocinio del Comune di Marina di Gioiosa Ionica, presso la biblioteca comunale “Mario Pellicano Castagna”, il 27 aprile scorso alle ore 18.
La serata ha visto la partecipazione di un folto e appassionato pubblico (che ha rivolto parecchie domande ai relatori) ed è stata brillantemente condotta dalla presidentessa del Sidus club Albarosa Dolfin Romeo, seduta a fianco del relatore Vincenzo Tavernese, apprezzato esperto di temi filosofici.
Nella propria relazione Vincenzo Tavernese ha approfondito in termini non tanto storici quanto teorici il rapporto, individuato per primo da Platone, tra amore e povertà come senso di mancanza, privazione e limitatezza, concentrandosi prima su alcuni passi del Simposio, per poi evidenziare come questa intuizione sia maturata in Fénelon nel concetto di amore puro, cioè per nulla contaminato dal perseguimento dell’interesse proprio.
“L’indifferenza verso se stessi – ha detto – è frutto del superamento dei sentimenti di frustrazione che accompagnano sempre la coscienza della propria fragilità; ma se questa posizione è espressa in Fénelon con tutto il garbo e la ricercatezza di uno scrittore di fine ‘600, essa assume toni estremamente forti ed efficaci negli scritti di Simone Weil, autrice che ha tratteggiato con estremo vigore il momento dell’incontro di ciascuno con la propria limitatezza nel malheur, inteso come rovina personale e sociale, degrado e abbrutimento, causato dai più vari casi della vita. Proprio nella sventura è infatti messa alla prova la capacità umana di mantenere la disposizione ad amare. Inoltre se Fénelon si sofferma esclusivamente sull’amore puro di Dio, la Weil invece allarga lo sguardo con sicurezza anche ai rapporti umani, mettendo in chiaro come un vero orientamento all’amore puro consiste nella consapevolezza che esso è sempre al contempo serena accettazione della separazione da chi è amato, cioè della “povertà” in senso platonico, oltre che – ha concluso Tavernese – desiderio di unione”.