di Gianluca Albanese
MAMMOLA – Un esempio di come le istituzioni pubbliche, pur in un momento di grande difficoltà dovuto ai continui e incessanti tagli di risorse agli enti locali, possano assumere una decisione tesa al reinserimento di propri concittadini che vogliono lasciarsi alle spalle una fase difficile della propria vita e avviare un percorso nuovo e voltare pagina sul serio.
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Lo scorso 29 settembre, infatti, la giunta comunale di Mammola, presente al completo, ha approvato una proposta del responsabile area Affari Generali del Comune, Gianfranco Alì, consistente nel sostegno a un percorso riabilitativo attraverso l’avvio lavorativo per mansione di pubblica utilità, per un giovane del posto che vuole lasciarsi alle spalle una storia personale di tossicodipendenza.
Il giovane è in carico alla struttura sanitaria del Sert di Siderno e sottoposto agli arresti domiciliari nella propria abitazione, ma si presenta regolarmente a tutti i controlli medici previsti dal protocollo di recupero e mostra un buono stato motivazionale, che però per realizzarsi compiutamente deve passare attraverso l’avvio di un’attività lavorativa tale da dargli un aiuto reale, sia dal punto di vista psicologico che economico.
E dunque, la giunta, esaminata la relazione redatta dall’addetto ai servizi sociali del Comune Nicodemo Pacifico Agostino, dalla quale emerge che il giovane può (e deve) avviare un’attività lavorativa, ha deciso di avviare un percorso riabilitativo in vista di un inserimento nel tessuto sociale, assegnandogli un’attività di pubblica utilità, col Comune che si avvale della sua prestazione lavorativa nei servizi dell’Ente come la cura e la manutenzione dell’area cimiteriale e del verde pubblico, per la quale percepirà un compenso di 500 euro corrisposto mediante voucher emessi dall’Inps.
Questo si chiama welfare. E non siamo in Svezia o in Norvegia. Ma a Mammola, Locride, Italia.