di Armando Gerace, avvocato Patrocinante in Cassazione
Non ci si sofferma a pensare quanto inutile e crudele sia una carcerazione realizzata violando i modelli ponderali della pena. Le anime morte sono i detenuti per i quali non sia accettabile dallo Stato alcuna redenzione; per esso quasi appartenenti ad una diversa etnia che non consenta riammissioni sociali e spesso si giunge a ciò violando ogni modello ponderale di giudizio. Si dibatte accademicamente in ambiti politici e di amministrazione carceraria dell’esubero di detenuti e poi si scaraventa gente in detenzione, affollando gli istituti inutilmente.
Le anime morte sono i detenuti considerati dallo stato e dai suoi rappresentanti l’estrema deriva della vita; cui venga negata la più elementare grammatica della giustizia; per i quali la lingua italiana perde il suo valore denotativo suggellando una incancellabile pericolosità anche oltre le voci più limpide e le leggi del tempo.Le anime morte sono numeri, figure anonime la cui perdizione è utile a glorificare il politico di turno od ad illudere il magistrato di aver asservito la giustizia. Quale Rieducazione!! Lo Stato che tende la mano al detenuto che abbia voglia di reinserimento?
Parole nobili che non condividono nulla con la realtà carceraria.; con ciò non intendendosi non il non dare il giusto, e sarebbe già meno doloroso, ma di sciancare la vita umana come fosse un calzino disusato. Puoi essere un un detenuto ottantenne, incensurato imbattutoti a fine vita del primo reato; gravato di tantissime malattie, e il solo giudicato ex art. 416 bis in cui i coimputati con ampio verbo, più volte dicevano che non avevi mai fatto niente per l’associazione e non meritavi di appartenerci. La tua pericolosità ripescata dopo due lustri encomiabili all’esterno del carcere !
Leggendo a rovescio l’informativa della p.g. , e la tua grave cardiopatia ischemicagrave cardiomiopatia dilatativa post-ischemica con severa disfunzione ventricolare sinistra e scompenso cardiaco congestizio; blocco completo di branca sx; di trombosi vascolare retinica diabete mellito scompensato e complicato ed insufficienz renale ipotrofia grave dei muscoli degli arti inferiori (delle cosce in particolare) con gravissimo deficit statico dinamico e deambulatorio. Invalido al 100% con accompagnatore. Essere stato fuori dal carcere libero di curarsi per circa dieci anni, non una contravvenzione, non una minimale violazione del disposto del giudice, poi l’arresto dopo la cassazione. Essere stato escarcerato in quanto il ct nominato dal Tribunale della libertà aveva dichiarato assolutamente incompatibile la tua condizione patologica; pace maker, negli anni a seguire aggravatoti tanto da applicarti con un’operazione ai limiti della vita stessa “medici Bostoniani all’avanguardia”, “un impianto di telemedicina”, ed altri cinque interventi alle valvole cardiache, la sedia a rotelle per deficit deambulatorio ed il riconoscimento dell’invalidità al 100% con l’accompagnatore. Un’operazione difficoltosa, costosa, a rischio di vita col sistema ICD, medici all’avanguardia stranieri per prolungare la sicurezza e la vita dell’infermo. Poi l’apparecchio scollegato, dismesso: un dirigente sanitario che dichiara quanto non vi è possibilità di collegamento, quindi un rischio, trasferito e quivi contro il parere dei più illustri aritmologi viene staccato lo strumento salvavita e riposto in qualche buio cassetto.
Poi, nel primo mese di detenzione un fortunoso, tempestivo per casuale fortuna, ulteriore intervento al cuore d’urgenza, il sesto, alla valvola aortica. Non vale quanto accertato dal primo Ctu ed escarcerato, non vale l’invalidità al 100% con accompagno; non valgono gli svenimenti; le operazioni intervenute dopo l’arresto; al dirigente dall’alto della sua scienza, è sufficiente leggere gli atti e tutto è bene. Intanto una vita disumana, il degrado della vista oramai quasi cieco, e le cure agli occhi somministrate a balzelli; il peggioramento alle visceri, decine di farmaci al diabetico, già non autosufficiente con carrozzella e l’infermo privo dell’assistenza riconosciutagli vive peggio di una condizione vegetale in un corpo che lo si porta in continuo, veloce, mortale disfacimento in condizioni personali diurne e notturne di impossibilitata igiene. Condizione indicibile coi suoi occhi vicini al buio totale. Cos’è allora la tortura?
Ecco chi sono le anime morte, quelle persone fragili dalle quali la nostra coscienza sa’ di non poter ricevere male e per le quali si ripeteranno sempre i proclami della Cassazione dispensatori d’illusioni, stereotipate vuote parole. Un detto antico recita: cosa dice la tua coscienza? Quale? Io non ne ho solo una!