di Gianluca Albanese
LOCRI – C’è fascismo e fascismo. Ci sono fascisti col fez, la camicia nera, gli anfibi e il manganello, e fascisti nell’animo, pronti a riciclarsi sotto bandiere diverse.
L’atteggiamento palesato dal vice sindaco di Locri Raffaele Sainato, nel corso dell’odierna seduta del consiglio comunale, non fa onore al ruolo che occupa in seno a uno scranno della massima espressione della democrazia cittadina. Nel rispondere a una legittima interrogazione del gruppo di minoranza, Sainato, visibilmente nervoso, ha colto l’occasione per manifestare tutto il proprio livore nei confronti di un organo d’informazione come Lente Locale che da sei anni, ogni giorno, dà spazio a tutti gli attori politici di Locri e della Locride, col massimo rispetto di tutte le opinioni, comprese quelle di singoli cittadini, che quando intervengono per iscritto con atti ufficiali, meritano di far sapere all’opinione pubblica le loro ragioni, le loro opinioni e, se serve, le loro doglianze.
Ma l’espressione “opinione pubblica” può provocare irritazione in quelli come il vice sindaco di Locri (l’unico a dotarsi di una propria segreteria, distinta dall’ottimo ufficio stampa del Comune, dalla quale manda i comunicati che puntualmente gli vengono pubblicati) che forse sognano una classe giornalistica fatta solo da mestieranti pigri e proni, sempre pronti a scrivere sotto dettatura.
Non è il nostro caso, e Sainato, che ci conosce da una vita, dovrebbe saperlo.
Ecco perché la sua scomposta sortita odierna, in cui allude a Lente Locale, paragonandolo al “Corriere dei Piccoli”, storica e gloriosa testata del gruppo Rizzoli-Corriere della Sera, lascia il tempo che trova.
Per carità, piccoli lo siamo per mezzi economici e per la consapevolezza di aver scelto una dimensione locale per vocazione, perché per noi la Locride è importante e merita di essere raccontata, come scrisse – bontà sua – il collega Vincenzo Imperitura, dopo la presentazione della nostra testata il 7 novembre del 2012, anche da una diversa prospettiva.
E’ la stampa, bellezza.
E noi non siamo perfetti, possiamo anche sbagliare qualche volta, ma non sbagliamo mai “in conto terzi”, perché l’opportunismo non ci appartiene.
Lunedì a Platì è stato commemorato il grande giornalista Totò Delfino, a dieci anni dalla sua scomparsa. Nell’introdurre la manifestazione, il giovane scrittore Michele Papalia ha ricordato che Totò – noi possiamo permetterci il lusso di chiamarlo per nome – non aveva un prezzo, e quindi non poteva avere nemmeno un padrone.
Questo ce lo ricordiamo bene, ogni volta che siamo davanti a una tastiera a servire i nostri lettori esercitando il diritto-dovere d’informare, consci della delicatezza del nostro ruolo.
Quindi, ci permettiamo di fare nostro l’esempio di Totò Delfino, e riferimenti scomposti e fuori luogo come quello fatto da Sainato questo pomeriggio, se non equivalgono a un premio Pulitzer, quantomeno attestano la nostra indipendenza e la nostra libertà.
Ci piacerebbe pensare le stesse cose del vice sindaco di Locri, che nell’autunno di quattro anni fa votava, come testimonia la foto a corredo del pezzo, per le primarie del centrosinistra, per poi candidarsi nella lista “Autonomia e diritti” a sostegno della candidatura di Mario Oliverio per la coalizione di centrosinistra, alla presidenza della Giunta regionale.
Quel centrosinistra che vinse le elezioni regionali del 2014, anche grazie ai 2.136 voti (805 nella sola Locri) tributati al candidato consigliere (non eletto) Raffaele Sainato che oggi individua in Oliverio e nel centrosinistra calabrese l’origine di tutti i mali.
Opinione rispettabilissima, per carità.
Del resto, anche Mussolini, prima di fondare il partito fascista, fu direttore dell’Avanti e tesserato del Partito Socialista Italiano.
Ma erano altri tempi. E altri fascisti.
I fascisti attuali, infatti, non pensano ai valori e agli ideali, limitandosi a non digerire la critica e la stampa libera, cambiando bandiera solo quando il vento muta direzione.
Oggi, dunque, Sainato ha aperto la propria campagna elettorale da candidato consigliere regionale in una lista che sosterrà il prossimo aspirante presidente in quota centrodestra, con un’invettiva generica e generale contro tutti gli spazi di democrazia ancora rimasti: l’opposizione, i cittadini critici, la stampa libera e non condizionabile.
Noi andiamo avanti per la nostra strada, rifuggendo anche la tentazione di ribadire uno slogan caro a una generazione che ci ha preceduto, in cui i fascisti venivano invitati, con modi spicci, a “tornare nelle fogne”.
Ci accontentiamo di mantenere la nostra linea e i nostri spazi di democrazia, pronti, eventualmente, a dare di nuovo spazio alle esternazioni di Sainato.
Ci permettiamo di dargli un solo modestissimo suggerimento: si scelga bene i propri elettori. E i propri grandi elettori. Perché se è vero che i voti non puzzano, il futuro potrebbe riservare anche delle sorprese.