di Redazione
Il presidente del Centro Studi Lazzati Romano De Grazia (giudice di Cassazione a riposo) e il docente universitario Marco Angelini (ordinario di Diritto Penale all’università di Perugia) hanno scritto al ministro della Giustizia Andrea Orlando, richiamando la sua attenzione sull’importanza della Legge. Lazzati. Di seguito il testo integrale della missiva inviata al ministro.
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“Onorevole Ministro, il Suo grido di allarme sulla necessità di nuovi e più incisivi strumenti di contrasto alla criminalità organizzata è stato raccolto dagli organi di stampa che hanno sottolineato l’importanza di non far cadere nel vuoto il Suo autorevole richiamo. E’ questo quindi il momento più propizio per cercare di vincere le oscure resistenze che sino ad ora hanno reso impossibile la correzione di una norma che nel testo originale sarebbe stata determinante nella lotta alla mafia e che avrebbe potuto concretamente ed effettivamente aiutare a “tagliare” il perverso legame fra mafia e politica.
Sono attualmente pendenti in Parlamento due disegni di legge volti alla modifica degli artt. 67 e 76 del D.L.vo 6 settembre 2011, n. 159.
I suddetti articoli attualmente prevedono che il sorvegliato speciale, il quale ha perso sia l’elettorato attivo che quello passivo, non può svolgere attività di propaganda elettorale; è prevista anche la sanzione per il candidato in caso di prova che il divieto alla propaganda sia stato determinato dal candidato stesso. Purtroppo in sede di approvazione della legge sono stati inserite due principali limitazioni che ne hanno di fatto eliminato qualunque valenza applicativa: la prima riguarda la tipologia del divieto che si riferisce solo all’affissione dei manifesti elettorali e la seconda riguarda i destinatari della propaganda che devono essere i singoli candidati. Rimane pertanto escluso dal divieto qualunque altra attività di propaganda elettorale a beneficio dei singoli candidati ed addirittura non sussiste alcun divieto per la propaganda a vantaggio di simboli e/o di liste.
Lei può ben comprendere che queste aporie pongono nel nulla la efficacia della previsione normativa. Non è infatti immaginabile che un capo clan svolga propaganda politica con l’affissione di manifesti!
Ebbene da tempo sono stati presentati disegni di legge volti a correggere il testo normativo per ridargli l’originaria forza, prevedendo il divieto di propaganda nei confronti anche di simboli e partiti ed allargando la condotta punibile. Si è inoltre limitato l’ambito di operatività ai sorvegliati speciali attinti dalla misura preventiva per collusione con la criminalità organizzata ed è stata introdotta una specifica definizione di propaganda elettorale. In tal modo si vuol evitare l’applicazione del divieto a soggetti che nulla hanno a che fare con le mafie e soprattutto che si possa utilizzare la norma strumentalmente contro un avversario politico (non è sufficiente ritrovare materiale elettorale di un candidato perché ciò configuri la condotta di propaganda elettorale).
Nonostante ciò i disegni di legge giacciono in Parlamento mentre meriterebbero ben diversa attenzione. La normativa, infatti, andando a colpire il mafioso nel momento della raccolta del consenso e fornendo, non solo all’Autorità Giudiziaria ma anche alle forze di Polizia, uno strumento atto ad intervenire immediatamente in presenza di propaganda elettorale da parte del “boss” mafioso contribuirebbe in modo non secondario a che le elezioni si svolgano correttamente. Inoltre i rappresentanti del popolo sapendo che i capi mafia non possono fare propaganda politica avrebbero una capacità di resistenza nei confronti delle lusinghe della criminalità organizzata ben maggiore. È chiaro infatti che la propaganda elettorale vietata, così come descritta nella norma, presuppone una attività esterna ben visibile e quindi immediatamente inibibile da parte dell’Autorità che può bloccare subito il sorvegliato speciale senza dover attendere la prova della sussistenza di un patto perverso fra politico e mafioso come invece richiesto dall’art. 416 ter c.p.
Il voto è il momento più alto nel quale si celebra la nostra democrazia; abbiamo il dovere di tutelarlo con tutti i mezzi per evitare che lo Stato sia costretto successivamente ad assumere provvedimenti straordinari e dirompenti per la vita delle comunità locali.
Confidiamo nella Sua sapiente opera che certamente riuscirà a vincere quelle resistenze, del tutto immotivate, che la norma ha registrato anche da parte di chi rappresenta un modello per la lotta alla criminalità. Più volte sono state chieste motivazioni ed indicazioni sulle ragioni da tale subdola contrarietà senza ottenere alcuna risposta. Giuristi esimi (Stella, Grevi etc.) si sono invece pronunciati pubblicamente sulla validità, o meglio, necessità che venisse introdotta tale norma nel nostro ordinamento.
Le alleghiamo il testo dei disegni di legge nonché … .
Ovviamente siamo a Sua disposizione per ogni chiarimento e/o confronto sulla portata e sulle caratteristiche della normativa.
Con ossequi.
Dott. Romano De Grazia Magistrato in pensione e Presidente “Centro Studi Lazzati”
Prof. Avv. Marco Angelini Docente di Diritto Penale dell’Economia, Università di Perugia “