di Gianluca Albanese
ROCCELLA IONICA – E’ l’apologia del “modello amministrativo Roccella Ionica” che ha chiuso le quasi tre ore di discussione nel programma “Linea aperta” in diretta televisiva ieri sera a Telemia. Troppo ghiotto l’assist fornito da Aurelio Misiti a Sisinio Zito, che ha approfittato per lanciarsi nella (auto)celebrazione di un modello in cui “Abbiamo avuto – ha detto – il coraggio di rompere il sistema dei partiti e di fare scelte impopolari candidando non l’amico o il parente di qualcuno che conta ma chi ha a cuore lo sviluppo della comunità”.
“Nella puntata “outdoor” del programma di approfondimento giornalistico che ha fatto da prologo all’inizio della serie 2013-2014, si è discusso di un tema caldo e impegnativo, come “Uomini delle istituzioni: dai magistrati ai politici”. Accanto alla conduttrice Maria Teresa Criniti erano seduti ospiti di grande rilievo, come i magistrati Gerardo Dominijanni (Procura della Repubblica di Catanzaro) e Rocco Cosentino (Dda Reggio Calabria), oltre all’ex vice ministro Aurelio Misiti e al vicesindaco di Roccella Ionica Sisinio Zito. La puntata è stata realizzata in una fase in cui è aperto da mesi il dibattito sulla congruità o meno della legge che prescrive lo scioglimento dei consigli comunali per infiltrazioni mafiose. Un tema spinoso, sul quale si registra da tempo la formazione di due schieramenti contrapposti: da una parte i legalitari come Angela Napoli e Doris Lomoro che premono per il rafforzamento dell’attuale normativa; dall’altra, l’associazione “Liberi di ricominciare”, la lista “Scopelliti presidente”, parecchi amministratori comunali e anche qualche testata giornalistica che ne chiede una profonda revisione. Il parterre predisposto dagli autori del programma ha previsto la presenza del magistrato “atipico” nonché scrittore Rocco Cosentino, che ha parlato per sommi capi del suo nuovo romanzo “Succede tutto per caso”, di quello più “ortodosso” Dominijanni e di due esponenti politici convinti della necessità di rivedere profondamente l’attuale norma che prevede lo scioglimento dei consigli comunali anche in presenza del solo sospetto di condizionamenti da parte della criminalità organizzata.
E così, prima del lungo dibattito al quale hanno preso parte, tra gli altri, oltre a chi scrive, Giorgio Imperitura, Rosario Condarcuri, Antonio Tassone, Paolo Ferrara, Edmondo Crupi, Aristide Bava, Mario Diano, Luigi Longo e Bruno Grenci, Cosentino ha precisato di essere presente solo nelle vesti di scrittore di un libro del quale “Colleghi e ufficiali dell’Arma non hanno gradito alcuni personaggi e non nascondo di aver preso molto dalla mia esperienza professionale per scrivere il romanzo e scegliere il personaggio. Non è vero che noi magistrati siamo infallibili. La trama del romanzo lo dimostra. Sarebbe stato troppo banale per un magistrato scrivere saggi sulla ‘ndrangheta. È riduttivo – ha proseguito – dire che tutti i mali provengono dalla ndrangheta e non condivido nemmeno tutte queste associazioni antimafia che spesso perseguono secondi fini. Il marcio è ovunque, specie nella pubblica amministrazione”.
Di diverso avviso Dominijanni, che nel prosieguo del programma ha invitato i candidati sindaci e i politici in generale a selezionare a monte la classe dirigente e i propri candidati, ancor prima di prendersela con la legge sugli scioglimenti. “La ‘ndrangheta – ha detto Dominijanni – ha una forza di insinuarsi nelle istituzioni non indifferente. Dal 1999 è prevista per legge la dicotomia tra indirizzo politico e burocrazia anche se questa è valida solo dal punto di vista giuridico-formale con la politica che finisce per condizionare l’attività dei funzionari in parecchi casi”.
Aurelio Misiti non ci sta e ritiene che Dominjianni abbia tratto “conclusioni troppo tranchant facendo di tutta l’erba un fascio. Se così fosse non ci sarebbe speranza. Non è sempre così. La dicotomia tra indirizzo politico e burocrazia è un fatto positivo. La legge sullo scioglimento risale al periodo in cui il sindaco veniva eletto dai consiglieri e non direttamente dal popolo e si prestava ad essere condizionato dai consiglieri stessi”. Insomma, secondo Misiti, ci sono sindaci che avrebbero candidato, a loro insaputa, personaggi equivoci che, una volta eletti consiglieri, sono capaci di condizionarne l’attività amministrativa. Una tesi quantomeno singolare, specie in una realtà come la Locride nella quale, di norma, il sindaco ha piena contezza delle liste preparate con criteri matematici e con un metodo che punta più sul potenziale bacino di voti di ogni candidato consigliere che sulle sue effettive capacità amministrative. Ma tant’è.
Sisinio Zito è andato indietro di qualche anno, ricordando che “I fatti ci sono e già tanti anni fa dissi che la mafia sarebbe arrivata a Milano e ormai è diventata una presenza istituzionale nel nostro Paese. Nel 2005 ne parlai con De Sena, specie riguardo la legge sullo scioglimento che ormai colpisce di fatto anche i capi area. Dobbiamo solo chiederci se la legge ha raggiunto gli obiettivi. I commissari spesso lasciano il paese peggio di come lo hanno trovato. E poi i provvedimenti di scioglimento da parte del Viminale seguono fasi cicliche: lustri in cui viene colpita una zona e periodi, come questo, in cui ci si accanisce contro la Locride. Questa legge lascia un potere discrezionale enorme e si può applicare quando c’è il sospetto di condizionamento. Il problema non si risolve sparando nel mucchio. Troppi gli annullamenti delle sentenze da parte di TAR e Consiglio di Stato. La legge deve garantire le persone per bene e si rischia di buttare via il bambino insieme all’acqua sporca. La legge – ha concluso – va profondamente rivista e corretta”.
Il presidente dell’assemblea di AssoComuni Giorgio Imperitura ha osservato come “Parlando di un tema così importante non servono le divisioni in schieramenti contrapposti. I sindaci sono lo Stato, non sono contro lo Stato. Quante volte la mafia si è introdotta nella magistratura, nelle forze dell’ordine e nella pubblica amministrazione? E allora – ha proseguito – bisognerebbe sciogliere anche quelle? Come AssoComuni per la fine di settembre abbiamo in mente di fare una giornata di studi. Prima per i dipendenti comunali per i quali abbiamo in mente di fare percorsi formativi. Poi vogliamo discutere con amministratori, forze dell’ordine, personale dei ministeri per discutere insieme su come è possibile migliorare la normativa esistente. Lo Stato – ha concluso – si è accanito troppo contro alcuni paesi: Plati’ San Luca sono esempi lampanti”.
Fin qui Imperitura. Riportare i contenuti di un dibattito in cui ognuno, sostanzialmente, è rimasto delle proprie opinioni, è irrilevante ai fini della cronaca dell’evento. Di fatto, i magistrati hanno difeso l’impianto esistente della legge, con Dominijanni che ha spiegato che “Il problema non è la legge in se’ ma la sua applicazione. In Calabria troppo spesso manca una struttura amministrativa all’altezza. Vi si entra non per concorso. In Calabria ne è stato fatto uno in 43 anni di ordinamento regionale”.
Poi, la soluzione scaturita dal cilindro di Aurelio Misiti: “La Calabria dovrebbe fare quello che si fa a Roccella ionica, ovvero perseguire un modello di sviluppo basato sul turismo”. Un assist che Zito ha saputo finalizzare al meglio, da bomber di razza qual è. Ma forse, l’impegno degli autori del programma, la bravura della conduttrice, il parterre di ospiti e il folto pubblico avrebbero meritato qualcosa di più che un semplice “Meno male che Sisinio c’è”.