di Franco Crinò*
Caro Direttore,
le elezioni amministrative sono roba di tutti, non solo dei residenti. Sono la cifra della democrazia rappresentativa. E la crisi del sistema degli enti locali si riverbera su tutti.
Tu hai ragione, la partita bisogna giocarla sull’equilibrio delle cose fatte e pensate. Voler farsi leggere non è spesso scambio di sane curiosità, desiderio di sapere, ricerca di arricchimento culturale e di conoscenza, ma un segnale-radar da inviare senza bisogno.
Mezzi di comunicazione che assecondano questo attivismo vuoto se ne trovano tanti: per alzare un inno alla passività quando arrivano comunicati che non dicono niente ovvero per trasfondere e gestire realtà e verità differenti senza tener conto dell’impatto devastante.
Chi di dovere (se deve …), chi interviene in un convegno, in un confronto, in una sede istituzionale deve avvicinarsi quanto possibile alla realtà dei fatti, spiegarla bene, stimolare la voglia e il tempo di chi ascolta.
I politici, gli uomini di governo, i sindacalisti preparavano i discorsi, studiavano ogni parola che raccoglieva anni di impegno, usavano gli studi e l’esperienza per comunicare un pensiero. Che era più vero e trascinante. Adesso si usa una forma passiva, nel raccontare e nell’ascoltare.
Le trasformazioni socio-culturali hanno cancellato azioni che ci formavano e che servivano: i bambini “inventavano” e costruivano giochi, adesso televisione e computer “somministrano” di tutto. Non abbiamo di che lamentarci come genitorI perché non siamo stati attenti su questi aspetti. Come famiglie, in casa ed in cucina, abbiamo perso abitudini che significavano più “presenza” dentro le mura domestiche. Le notti sui libri degli studenti erano per portare risultati e per darsi un conseguente orizzonte di lavoro. Il valore individuale delle persone è frutto di questi studi, è ovvio. Il ragionamento ben strutturato di Vittorio Daniele rammenta che le condizioni di “partenza”, le differenze socio-economiche nette tra nord e sud sono, invece, quelle che in generale qui ci penalizzano. La scuola, che dovrebbe rimediarvi, non lo fa.
Il progresso premia se ci arrivi “attrezzato”.
La voglia di scrivere fa una società viva. Ma perché non sforzarsi e scrivere cose sensate?
*: Senatore della XIV Legislatura