L’allenatore svedese aveva rivelato ad inizio anno che gli restava da vivere al massimo un anno, dopo avergli diagnosticato una forma neoplasica al pancreas; proprio in quei giorni aveva detto apertamente del suo amore incondizionato per i “rossi” prima di esprimere il suo rammarico per non averli potuti allenare: è stato allora che il club non è rimasto insensibile alla declamata volontà dell’ex ct inglese.
di Antonio Baldari (foto fonte Wikipedia)
“Ho un cancro”. Quando qualche settimana fa Sven Goran Eriksson comunicò di essere interessato da una forma di neoplasia il mondo del calcio, in particolare, rimase molto colpito; il 76enne tecnico svedese, che ha allenato anche in Italia – Fiorentina, Lazio, Roma e Sampdoria – ed avendo all’attivo ben quarant’anni di carriera, era molto provato nell’annunciare quello che oggi, purtroppo, può dirsi “uno stadio avanzato” della malattia ma con un sogno ancora da realizzare.
Che poi era “quel sogno” per l’ex selezionatore dell’Inghilterra, ossia allenare il Liverpool. E così è stato, per una partita di beneficenza, nel mitico stadio di “Anfield Road” colmo delle sciarpe rosse dei tifosi dei Reds; “Svennis”, volendo usare il nomignolo assegnato nel tempo ad Eriksson, è entrato con un sorriso in campo mentre dagli spalti veniva intonato l’inno del club “You will never walk alone”, prima del calcio d’inizio. Emozioni, brividi a iosa ed anche qualche tenerissima lacrima per lui, algido uomo del Nord Europa.
Che subito dopo ha preso posto in panchina, insieme agli ex giocatori Ian Rush, John Barnes e John Aldridge, per guidare una squadra di leggende del Liverpool, tra gli altri formata da Jerzy Dudek, Martin Skrtel, Steven Gerrard e Fernando Torres, che ha giuocato contro una selezione di ex giocatori dell’Ajax; “È come un sogno, quando ero in attività ho sempre sognato di allenare il Liverpool ma non è mai successo, vi ero stato vicino una volta, diversi anni fa, ma non è mai successo”, ha commentato Eriksson nella conferenza pre-partita.
L’allenatore svedese aveva rivelato ad inizio anno che gli restava da vivere al massimo un anno, dopo avergli diagnosticato una forma neoplasica al pancreas; proprio in quei giorni egli aveva detto apertamente del suo amore incondizionato per Liverpool prima di esprimere il suo rammarico per non aver potuto allenarlo: è stato allora che il club non è rimasto insensibile alla declamata volontà dell’ex ct inglese, offrendosi nel guidare una squadra di vecchie glorie “rosse” in un incontro per la fondazione di Liverpool. Un bel gesto indubbiamente avuto per un sogno a lungo accarezzato e che è divenuto realtà, un raggio di sole nel buio pesto di una malattia che purtroppo non demorde.