di Gianluca Albanese
BENESTARE – Originale, inclusivo, multiculturale. Per nulla retorico, tanto da apparire perfino post ideologico. E’ il 25 aprile di Benestare, piccolo centro preaspromontano che da qualche anno ha imboccato la via dell’accoglienza sostenibile degli immigrati e che ha scelto di dedicare il 70° anniversario della Liberazione dal nazifascismo, alla memoria delle vittime dei cosiddetti “viaggi della speranza”, di chi fugge da situazioni di guerra, fame e carestia e poi ha perso la vita in mare, su un barcone sovraffollato, per l’urgenza di protrarsi verso quella libertà sempre agognata e mai conquistata.
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L’appuntamento è per il 19 al rione Garreffa, una manciata di costruzioni nuove che sovrasta un panorama da cartolina, ovvero il centro del paese.
Il prologo è all’insegna dell’allegria. Qui tutti conoscono tutti. E tutti si chiamano per nome: ospiti dei progetti di accoglienza, operatori del settore, amministratori e gente comune.
Proprio così, perché il successo della manifestazione non si conta sul numero delle fasce tricolori presenti, ma sulla gente comune che ha impugnato una fiaccola e si è spontaneamente unita al corteo composto e silenzioso, che ha raggiunto lo spiazzo antistante la sede della comunità per minori “Ariaporu” laddove tutti si sono uniti in preghiera: la preghiera musulmana, lunghissima e incomprensibile per le nostre orecchie di occidentali, e la preghiera cristiana per i migranti vittime del mare del vescovo di Locri-Gerace Francesco Oliva, recitate l’una dietro l’altra.
In mezzo, il corteo silenzioso e composto «Perché – come ha chiosato all’inizio della manifestazione il parroco don Rigoberto Elangui – questa non è una passeggiata, ma una fiaccolata in memoria delle vittime del mare».
Nelle prime file, i ragazzi di colore sbarcati da queste parti e perfettamente integrati a Benestare. Uno di loro indossa un giubbino con la scritta “Italia”. Poi, i sindaci presenti: oltre al padrone di casa Rosario Rocca, anche il presidente dell’assemblea di AssoComuni Imperitura e poi i sindaci Fuda, Vumbaca, Giugno e il vice sindaco di Sant’Ilario Monteleone.
Prima di partire, il vicesindaco di Benestare con delega all’accoglienza Domenico Mantegna, ha accolto i presenti rivolgendo un duplice invito: quello a non dimenticare la storia (citando Calamandrei) e quello agli amici africani verso una conquista definitiva della libertà e della dignità di uomini liberi.
Lungo il percorso in discesa, tra panorami mozzafiato, fiori di ginestra e il solito, indistinto, mix di case belle e ben curate e quelle prive di intonaco e lasciate incomplete, tre soste fondamentali, che hanno dato modo a tre ragazzi del posto di leggere, nell’ordine, il messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale del Rifugiato, la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e l’articolo 11 della Costituzione Italiana.
Nel suo intervento conclusivo, il sindaco Rosario Rocca ha ricordato l’esempio di lotta e l’impegno dei partigiani di Benestare, rivolgendo un ringraziamento a tutti i presenti.
In particolare, il primo cittadino ha ripreso quanto già anticipato in mattinata sui social network, dicendo che «Oggi mi sento di dire che dobbiamo lottare ancora, lo dobbiamo alle generazioni che verranno. E lo dobbiamo soprattutto ai ragazzi del Quarantacinque, alla loro idea di Paese. Alla loro idea di libertà e fratellanza. Il Paese che quei ragazzi ci hanno consegnato non può accettare oggi, a 70 anni dalla Liberazione, questo nuovo e terrificante Olocausto. Perciò credo che ricordare le vittime del mare nel giorno del 25 aprile significhi combattere il male più perverso della società odierna: l’indifferenza. E significhi soprattutto – ha concluso – difendere quell’idea e quella scelta di libertà».
La storia di Benestare come paese dell’accoglienza è relativamente recente, ma già ricca.
Ricca di storie, persone e vicende umane. Come quella di Mamadou, il giovane africano morto a Benestare dove aveva assaporato la libertà, e dove un tiranno molto più feroce di qualsiasi dittatore africano (la sua malattia) lo ha privato del dono della vita.
Mamadou era uno dei tanti sbarcati da queste parti. E’ arrivato da straniero e se n’è andato da “paisà”. E allora, il 25 aprile di Benestare dev’essere per forza una festa diversa da quella che si celebra nel resto d’Italia. Chapeau.
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